(Per lei, ma vale anche per lui)

La tua femminilità.

Tu sei l’essenza del concetto di Yin; il femminile/ricettivo/passivo. Ma a differenza della tua cugina cancerina non sei il prototipo della femmina figlia o bambina, tu sei una femmina adulta, un donna fatta: in nuce una “grande madre”, una matriarca.

Tu non hai il potere aggressivo/penetrativo di Ariete o Scorpione: tu accogli, avviluppi, inglobi, o espelli. Possiedi quel genere di forza immobile e passiva delle scogliere, delle querce, delle piante carnivore, delle sabbie mobili, delle tele di ragno, dei prati fioriti.

E quando penetri lo fai con i metodi pervasivi e invisibili dei profumi, dei pollini, delle brezze primaverili.

Tu nasci dalla terra: l’unica tra tutte che qualcuno ha davvero trovato sotto un cavolo. Figlia adottiva dei tuoi genitori, perché la tua vera madre è la terra: come per tutti, solo che le tue cellule ne conservano precisa memoria. Terra come grotta protettiva, terra come concretezza, ostinazione e tenacia. Terra come piedi per terra. Come accumulo compresso e paziente di forze inesplose e apparentemente inerti.

Tu non ti sposti di un millimetro, non alzi la voce, non utilizzi grandi tattiche, non ti sbatti. Eppure hai una forza incrollabile. Perché ti alimenti con un continuo grounding che affonda radici nei millenni. Nell’immobile passività della terra che accoglie il seme c’è il suo immenso potere: fertilità. Tu puoi dare la vita, e tanto basta: cosa c’è di più e di meglio?

La vita è materia, colore, profumo e infatti tu sei l’essenza dei sensi: vista, olfatto, gusto, tatto. Sei golosa, creativa, morbida, accogliente, tattile, sensuale, primaverile, a volte antica, spesso anche meravigliosamente normale. Perciò rara.

Sei X-Proserpina, il pianeta che rappresenta la flora, la fauna, la terra, l’utero fecondato, gli estrogeni, il grande principio femminile (che molti studiosi individuano in Eris, l’ultimo nano-pianeta oltre Plutone).

Che tu ne sia consapevole o meno, è imperativo e vitale per te assumerti una qualche forma di maternità: di un figlio, di un compagno, di un fratello, di un genitore anziano, di un’amica, di un gatto o un cane, magari di un giardino. Sei maestra nell’arte di trasformare tutto ciò che tocchi in un orto o in un vivaio: eventualmente anche un gruppo di lavoro di cui diventi madre ferma e amorosa, e solerte contadina.

Ma quando e se la tua natura terrestre e materna non fiorisce, tu inaridisci, diventi sterile e dura come gli alberi delle foreste pietrificate. In certi casi persino anaffettiva. E allora solo un nuovo amore, un figlio o un impeto creativo potranno ridarti linfa e vita. Oppure, perché no, una casa in campagna, o una pianta che innaffi e – meraviglia – cresce e fiorisce. Oppure una torta: magia degli elementi che mescolati producono nuove forme e nuovi piaceri, e mangiati perpetuano la vita.

Tu devi poter toccare, annusare, guardare, assaggiare, cantare.

Tutto il resto è pensiero, fantasia, illusione: niente che possa davvero avere a che fare con te, che sei materica per eccellenza.

L’amore e il sesso.

Farti fare: questo vuoi dall’amore, e dal sesso. Che una forza più grande ti travolga e ti prenda. O, a guardarla dall’altra parte del cannocchiale: si faccia risucchiare e avvolgere da te.

Perciò deve trattarsi di qualcosa di forte e convincente, quanto tu sei morbida e suadente. Qualcuno che tu non possa disarcionare con uno sbadiglio o un non so se voglio. Qualcuno da nutrire e mangiare, e che ti mangi, ti assapori, si lasci permeare da te. Qualcuno che ti possieda così completamente da darti la certezza che sarà solo tuo ad ogni istante e naturalmente per sempre: inebriato dalla tua femminilità e conquistato (soggiogato..?) da quella tua pazienza brandita come un’arma, dal tuo esserci, contigua, (quasi) mai prepotente, a volte sommessa, spesso arrendevole, in certi casi persino un po’ in ombra.

Ma la tua è l’ombra del castagno e della quercia, di una grotta che ripara oppure uccide se ti ci perdi e non ritrovi l’uscita.

Nella coppia, specie quando si trasforma in famiglia, sei spesso tu quella che si prende sulle spalle i carichi concreti del quotidiano, ma sei anche quella che tiene le fila di tutto, quella che porta i conti, che decide quanto risparmiare e per cosa, che apre e chiude le porte sull’esterno, che dispensa cibo, carezze, rammendi, raccomandazioni e rimproveri.

In amore sei potentemente femmina, e a fare la geisha (con tutte le possibili moderne variazioni sul tema) ti ci dedichi con il piacere e la perizia di uno scafato giocatore che stia per dare scacco matto.

Tu sei quella che all’amato porge una coppia d’ambrosia, ma all’occorrenza anche veleno, quando emerge la tua parte oscura. Tu dai la vita e per la stessa ragione la puoi negare, togliere.

Al partner lo fai sentire comodo, spesso comodissimo, di modo che deponga le armi, e senza nemmeno deciderlo si ritrovi ad arrendersi a te, che fai della tua resa a priori la più sicura e raffinata strategia di vittoria: in genere senza alcuna deliberata malizia.

Arrendevole ma malizioso è invece il tuo approccio al sesso: più che prendere l’iniziativa ti piace essere provocata,  a volte anche giocare alla preda col bruto, farti fare, E poi spiazzarlo con tanti no che sono tutti sì, a tutto – se solo ti stai davvero lasciando andare – anche alle variazioni più intriganti: dalla nutella spalmata sulla pelle, al sesso alla Lady Chatterley in un bosco fiorito (o nel giardino dietro casa).

Ma nonostante la tua sensualità e il tuo innato bisogno di occuparti di qualcuno, salvo eccezioni non sei tipa da colpi di fulmine. E se in tema di sesso ci può anche stare (e di rado) la storia di una sera, quando si tratta di amore e di costruzione di un rapporto non sei una facile: ti ci vuole tempo, riflessione, cautela, un minimo sindacale garantito di ritrosia, la certezza di entrare in una casa solida, confortevole e calda, in cui non piova dal tetto e con una porta a prova d’intrusioni. A differenza della tua dirimpettaia, quella inquieta Scorpione che non vorrebbe mai scendere dalle montagne russe, per te la relazione a due coincide fondamentalmente con la stabilità.

E come in tutte le cose della vita, in un amore ci entri lentamente: lo osservi, lo pregusti, lo assaggi, lo rumini, lo metabolizzi.

Devi poterti fidare, di te e di lui. Perché come tutte le donne dell’Elemento Terra sei una persona seria. E pretendi serietà, fedeltà, presenza, concretezza.

Se non funziona pazienti, reggi, procrastini, dai mille e una possibilità.

Perciò se te ne vai è per sempre. Ferita e delusa, ma senza ripensamenti né pentimenti.

(Dal libro “Va’ dove ti porta Venere” – Franca Mazzei – Sonzogno Editore – sul web e in e-book)

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