La tua femminilità.
(Per lei, ma vale anche per lui)
Libellula, campanellino, peter-pan, né maschio né femmina, esile e leggera, quasi non sposti l’aria quando ti muovi, né occupi troppo spazio. Grassa o magra, alta o bassa, ma sempre lieve e un po’ a mezz’aria: illusione ottica vivente. Ombra cinese che non è mai davvero ciò che appare, ma intriga e diverte anche se lo si sa che dietro il telo c’è una mano qualunque e magari un po’ tozza e non un airone in volo. Prestigiatrice, funambola, imbattibile giocoliera: di pensieri e parole. A volte anche bugie.
Dietro di te lasci solo la scia del sorriso con cui appari o scompari come lo stregatto di Alice, oppure uno sguardo cupo, perso in un pensiero buio in cui per un istante t’inceppi: parole come farfalle o come coltelli, le tue. E spesso senza soluzioni intermedie.
Attraversi la vita con una strana immaterialità, eppure non si può affatto dire che tu appartenga al cielo. Ti piace tutto della terra, e tutto insieme: adori le novità, sei immersa nel presente, acchiappi tutto al volo. Capti, consumi e butti alle spalle. con la fretta di chi ha troppo poco tempo per permettersi soste: a volte in te l’azione anticipa il pensiero. Tutto il nuovo è già vecchio dopo che l’hai toccato e capito.
Non ti è facile soffermarti. E come potresti? Tu sfiori tutto per non sfiorire tu, per non inchiodarti a un tempo-spazio troppo delimitato, ad un’identità definita una volta per sempre, che ti precluderebbe la possibilità di fare continui acquisti nell’infinito mercatino di novità che il pianeta ti offre, a rischio che ti sfuggano pezzi unici o imperdibili offerte speciali.
Come un veloce animaletto del bosco puoi schivare quasi qualunque trappola proprio perché guizzi veloce e non lasci tracce troppo visibili, grosse impronte, segni tangibili, odori inconfondibili.
Sederti, scavare, farti la tana è un tragitto esistenziale che in genere non ti appartiene, se non forse in certe fasi di vita in cui ti prende l’ansia che tutto intorno sfumi e scolorisca come un acquerello lasciato sotto la pioggia perché il tempo è riuscito a diventare più veloce di te e non puoi fermarlo. O magari in una “maturità” che una parte di te spera il più lontana possibile, anche se magari hai già quarant’anni.
Perciò tendi ad essere lieve, spesso distaccata, all’occorrenza deliberatamente fredda, perché anche il cuore non si soffermi mai al punto da non poter più palpitare per qualcos’altro: un’idea, una battuta di spirito, un uomo, forse un figlio, magari un amico.
Ma quell’androgino, malandrino, arguto, ladruncolo Mercurio che ti governa, quel dio ragazzino e impudente che non vuole farsi mummificare dalle certezze degli adulti, è pur sempre nel tuo caso un Mercurio che si femminilizza. Che della femminilità conosce trucchi e raffinatezze, e si diverte da matti ad usarle. Tu seduci tutti: uomini, animali, bambini, vecchiette.
Tu strizzi l’occhio al mondo, ammicchi, sorridi sotto i baffi, lanci la pietra e nascondi la mano, e senza mai mollare il cellulare.
Non ti fai sfuggire niente e nessuno, anche solo per gioco, con innocente malizia: è più forte di te.
Tu sei la compagna di giochi ideale, anche di giochi seri: non ti preoccupi di stabilire nette priorità tra sacro e profano.
E se nessuno vuole giocare con te t’incupisci, ti rinchiudi, diventi la tua gemella imbronciata e ostile, quella che cade sotto i colpi del mal de vivre o della noia: un vuoto pneumatico in cui la tua mente si avviluppa senza riuscire a spegnersi mai.
L’amore e il sesso.
Adori il flirt e la conquista, non altrettanto l’amore propriamente inteso: il tuo segreto e spesso indistinto timore è che sia proprio questo sentimento la porta che si apre sul quel vuoto che tanto paventi.
A differenza della tua dirimpettaia, quella fiduciosa Sagittario che al lieto fine ci crede quasi per statuto, tu hai paura proprio di quel “fine” che bello o brutto che sia sancisce una chiusura al divenire.
Quando tutto è stato detto, tutti i baci dati, tutti i segreti rivelati, tutte le finte fughe sgamate e non potete più giocare a rimpiattino, cosa resta? Guardarsi negli occhi, fermarsi il tempo che serve a costruire: e ce ne vuole tanto, troppo per non temere d’invecchiare nel frattempo.
E poi un po’ ti spaventa quel gran lavoro di mettere insieme i giorni pieni, ma anche quelli vuoti, di cui sai già tutto prima, giorni senza sobbalzi né segreti: quella cosa che chiamano serenità. Niente più schiena aperta, né inquietudine, né battute che non conosci. Mummificati vivi tutti e due: se vi va bene, col vostro sorriso migliore.
Poi lo sai, e un po’ lo vuoi sapere, che quei vuoti non ti uccideranno, perché se quel rapporto vale e conta, il giorno dopo t’investirà una nuova ondata di pienezza, altre bollicine, parole nuove o ancora impronunciate. Ma chi può dirlo con certezza?
Allora meglio un amore abbozzato, che allude e mai conclude? Un amore magari cattivo ma con un copione sempre tutto da riscrivere e porte aperte alle vie di fuga?
O invece un compagno affidabile eppure capace di stupirti e spiazzarti per darti ancora e sempre il brivido di rifare le presentazioni: praticamente l’introvabile principe azzurro?
Fatte salve le debite eccezioni (magari dovute alla presenza di forti valori Cancro o Pesci nel tuo Tema Natale), non sei un’ipersensibile, una che muore per amore: perciò quando ti accade (sei umana anche tu) vai di fuori se entro breve tempo non riesci ad attivare la tua salvifica noncuranza.
Ma anche quando l’emotività travalica il distacco e l’ironia, una parte di te stacca il piede dalla colla per tenersi pronta ad un altro saltello: altrove.
Come la tua cugina Capricorno tendi a stare alla larga dalla melassa, ma a differenza di lei – che in genere ha più forte il senso della responsabilità verso se stessa e verso il mondo – tu assai di rado soffri di sensi di colpa: nessun adolescente sano può sentirsi in colpa di comportarsi come un adolescente.
E il sesso? Capitolo strano. In un buon numero di casi ti piace provocarlo più ancora che goderlo sulla pelle, pregustarlo nella testa, sedurre con un uno sguardo allusivo che gioca a promettere prima ancora di sapere se vorrà mantenere, farti irretire da un congiuntivo, da una citazione, da una battuta che rimbalza tra voi due più intrigante del più appassionato dei baci.
(Dal libro “Va’ dove ti porta Venere” – Franca Mazzei – Sonzogno Editore – sul web e in e-book)