(Per lei, ma vale anche per lui)

La tua femminilità.

Tu sei il centro di gravità permanente del sistema che ti circonda, piccolo o grande che sia. Un sole che brucia, splende, dispensa vita e calore, a tratti acceca: luminoso, prepotente, assoluto. Che s’impone per il sol fatto di esistere, e si può forse contestare o detestare, ma mai eludere. Tu non sgomiti per ottenere il potere come potrebbero fare un’arietina competitiva o una capricornina ambiziosa, tu quel potere lo possiedi già per nascita: non sei una guerriera o un primo ministro, ma una regina. Quel Sole che ti governa, che nel nostro sistema rappresenta i valori maschili – la sicurezza, l’orgoglio, la forza, la consapevolezza del proprio valore e della propria centralità – in te diventa certezza del tuo potere femminile, del tuo essere orgogliosamente donna. E per quanto tu possa abbracciare gli schemi tradizionali del ruolo femminile –  e non di rado lo fai – li userai sempre e comunque per affermare quella che sei. Niente può davvero farti ombra: esiste forza più grande che riesca stabilmente ad eclissare il sole?

Tu sei l’estate, il fuoco, il caldo, la luce, il rosso arancio, il grano maturo, l’oro, l’opulenza, il lusso, la magnificenza della vita che dice sì. Tu sei ciò che brilla e luccica. E non smetti mai di bruciare: non ti spegni, non ti rannicchi in una comoda tana, non ti defili, non deleghi, non ti nascondi dietro un dito, non esiti, non arretri, non titubi. Non risparmi energie abbassando il termostato. Tu vuoi e dai il meglio e il massimo. A rischio di eccedere, esondare, sprecare, sbagliare i calcoli. A volte anche a rischio di farti male. Perché di calcoli non te ne fai (quasi) mai. Significherebbe abbassarti ad un compromesso con i limiti del reale e del conveniente, e tu i limiti non li accetti. Impossibile farti subire a capo chino un potere superiore al tuo. E se la vita ti ci costringe e le circostanze  t’impongono di venire a patti, soffri da cani.

E non accetti nemmeno le ristrettezze, il pensiero negativo, la rinuncia, la mediocrità. Se non puoi avere il massimo, meglio il nulla. Che a modo suo è un picco, una forma di eccellenza.

Tu pensi in grande. E non perché il tuo cervello immagini chissà quali vette, castelli e tesori: tu non ti perdi in sogni o fantasie.  Tu pensi in grande perché da quel centro pulsante in cui ti trovi puoi abbracciare con uno sguardo il più vasto degli orizzonti. Il tuo “regno” arriva fin dove arriva la tua luce. Ciò che riscaldi è tuo. Ti appartiene. Detesti la sola idea di doverti sbattere per dimostrarlo. Anzi genuinamente ti meraviglia e ti fa incazzare che qualcuno possa pensarlo.

E non perché tu sia ingenua o stupida: semmai sei semplice. Com’è semplice il sole. I raffinati e contorti chiaroscuri della luna non ti appartengono, e neppure il misterioso baluginare delle lontanissime stelle. Tu non sei complicata, misteriosa, segreta, lontana: tu sei meravigliosamente semplice, essenziale, vera, viva, presente, vicina. Tu sbatti in faccia al mondo senza finzioni né filtri ciò che sei: il tuo coraggio, il tuo calore umano, la tua generosità, la tua prepotenza.

Di fronte alle critiche contrattacchi con rabbia, ma dentro di te soccombi, perché le vivi come un’umiliazione che ti mina alle fondamenta: come puoi essere meno del massimo, tu che dai tutto? Ed è questa la tua fragilità: basta un nonnulla perché quella tua esibita sicurezza (che spesso assomiglia da vicino alla mancanza di umiltà) si tramuti nel suo esatto contrario.

A differenza della tua dirimpettaia, la cerebrale, libera e distaccata acquariana, immersa in un mondo di uguali, in quel centro in cui brilli tu sei sola. E per immensa che tu possa essere non esisti se nessuno ti guarda. Non esisti se non negli sguardi ammirati, nel plauso e nell’amore che ti arrivano dalla piccola o grande corte che ti circonda, che è molto più che un contorno, molto più che una serie di satelliti: senza di loro vengono meno l’identità, il tuo ruolo, la tua esistenza stessa.

L’amore e il sesso

Spesso è proprio l’amore quell’assoluto di cui hai bisogno per sentirti completamente appagata e viva.

E quando t’innamori ti rivitalizzi, t’illumini: adori riversare sul partner calore e attenzioni, far convergere su di lui la tua luce, le tue energie e il tuo tempo, travolgerlo con la tua passionalità, ricoprirlo di regali, farlo sentire importante. Sei generosa, calda, presente. E lui diventa parte di te: perché è bello, affascinante, appassionato, desiderabile, capace, speciale. Perché ti ama. Perché incarna la realizzazione di quel massimo a cui aspiri. Non può essere uno qualunque, perché se lo scegli è per farne un dio che regni insieme a te (da principe consorte) al centro di quell’universo in cui finalmente non sarai più sola: l’uno diventa due, ma quel due non è scindibile mai, nemmeno col pensiero. Solo così potrete fare invidia ai comuni mortali, spaventare l’infelicità, la mediocrità, persino la morte. Prima e dopo di te il diluvio, questo è il tacito patto: sarai l’unica e la sola dalle origini del suo tempo e per tutto il tempo che verrà. Tu esisterai per lui, brillerai per lui, ma lui dovrà esistere solo per te. Vivere perché lo riscaldi, vivere perché ci sei. Niente e nessuno potrà mai essere più importante di te. E non dovrà mai deluderti. Tu non accetti cali d’attenzione, critiche, offese. Non sopporti neppure l’idea che qualcuno a cui ti sei data fino a farne una parte di te possa concepire di tradirti, abbandonarti, rivoltartisi contro, fare della vostra una storia qualunque in balia del banale, sbadigliare in tua presenza, smettere di stupirti, darti per scontata. Nessuna mediazione, nessun rammendo è possibile. Se lui infrange l’unità, se sporca la favola bella, è finita per sempre.

Come tutte le donne dell’elemento Fuoco delle cose tiepide non sai che fartene: la passione erotica è per te una delle manifestazioni più importanti e simboliche dell’amore, dell’unione, della fusione. Il sesso come esercizio di seduzione o come antidoto alla noia assai di rado t’intriga, anche perché non è facile piacerti.

Ed è questa la ragione per la quale nonostante i corteggiatori non ti manchino – e neppure una buona dose di vanità e narcisismo – in linea di massima sei una tipa fedele.

Ma se la passione cala, se lui s’impigrisce nel comodo letargo della routine, il rischio che tu possa cercare altrove (e senza sforzo) non è affatto remoto.(Dal libro “Va’ dove ti porta Venere” – Franca Mazzei – Sonzogno Editore – sul web e in e-book)

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