Riflessioni sui quattro Zodiaci – Ipotesi sui cicli dell’umanità

di Giuse Titotto

«L’interesse degli astrologi, ormai da molti secoli,
si è concentrato in modo così esclusivo sull’importanza del singolo,
da perdere di vista l’importanza
ben maggiore delle leggi dello Zodiaco.»

L. Morpurgo, Il Convitato di Pietra, p. 129 ed. Tea

Trent’anni fa ascoltai per la prima volta la spiegazione di Lisa Morpurgo sull’imbuto cosmico, quello che nei suoi libri ella definisce “spazio aperto” o “punto di apertura”, tra Leone e Cancro.

L’idea che la Vita fosse arrivata sulla Terra dallo spazio, attraverso quell’apertura pronta per risucchiare e incamerare i primi germi vitali, mi affascinò immediatamente e negli anni che seguirono l’associai a un’altra sua ipotesi relativa al disegno che illustra i balzi delle esaltazioni del sistema “A”, l’unico allora esaminato, che Lisa ritenne «[…] non soltanto di grande interesse, ma anche di estrema importanza” e che “sarà poi uno dei perni che ci consentirà di passare da una visione zodiacale del nostro sistema solare a una vera e propria cosmologia, nonché ad affascinanti ipotesi sulla struttura dell’universo.»[1]

Con lo studio dello Zodiaco “B”, come illustrerò in seguito, il disegno in questione sarà completato e potrà ampliare le varie ipotesi sull’inizio della vita, almeno sulla Terra.

Quasi subito, in quegli anni, mi trovai a leggere La nuvola della vita di Hoyle e Wikramasinghe, che mi intrigò parecchio perché vi trovai delle conferme alle ipotesi di Lisa.

Dopo chiarissime e dettagliate spiegazioni, che qui sarebbe troppo lungo riportare, scrivevano gli autori: «Le origini della vita, compresa la fase dell’organizzazione di molecole organiche complesse, ebbero luogo non sulla Terra, ma in parti remote della Galassia.»[2]

Queste molecole, esistenti nelle comete, potrebbero essere state portate sulla Terra dalle meteoriti.

Sempre per brevità, citerò soltanto una conclusione alla quale giunsero i due studiosi:

«In epoche geologiche molto antiche la Terra dev’essere stata bombardata dal cielo con una frequenza molto maggiore di quella attuale. In effetti non è escluso che essa abbia acquistato tutte le sue sostanze volatili – compresi i mari e gli oceani – proprio da tali collisioni. É ovvio che la presenza nelle comete di sostanze chimiche prebiotiche […] determinò l’arrivo sulla Terra di una grande quantità di materiali essenziali per la genesi della vita.»[3]

E più avanti scrissero ancora:

«Potremmo dire che la Terra fu infettata con materiali organici.»[4]

Trasferire queste ipotesi negli Zodiaci elaborati da L. M. fu quasi naturale.

Non fu facile orientarmi, ma qualche cosa incominciò a chiarirsi quando notai che alla sinistra dell’imbuto, nel segno del Leone, si trovava in esaltazione “A” il pianeta Y: il vento, l’atmosfera, il soffio vitale… E ancora, ecco come Lisa aveva descritto il pianeta Y nei suoi libri:

« […] come il signore delle origini, come il vento divino dell’atmosfera che avvolse la Terra consentendovi l’inizio della vita, come il signore del tempo che cominciò a scandire nei millenni il ritmo indispensabile di luce e di tenebre, di stagioni calde e fredde.» (Convitato, pag. 138-139).

In antichi miti e religioni si trovano riferimenti al “vento fecondatore”.

  • A. Morelli, Dei e miti: «Secondo il Popol Vuh dei Maya: Così parlarono gli dèi. E crearono la Terra. Invero, essi crearono la Terra dicendo TERRA. E all’istante fu creata.»[5]
  • Robert Graves, I miti greci – Il mito pelasgico: «Il Vento del Nord, detto anche Borea, è un vento fecondatore; spesso infatti le cavalle, accarezzate dal suo soffio, concepiscono puledri senza l’aiuto di uno stallone. E così anche Eurinome [Dea di tutte le Cose] rimase incinta.»[6]
  • Robert Graves, I miti greci: Il mito orfico: «[…] la Notte dalle ali nere […] fu amata dal vento e depose un uovo d’argento nel grembo dell’Oscurità, Eros nacque da quell’uovo e mise in moto l’Universo. Eros fu un ermafrodito […].».[7] L’uovo d’argento, spiega Graves, simboleggia la Luna: potremmo identificarla con la Grande Dea, il cerchio contenitore dei principi maschile e femminile, presenti nell’ermafrodito Eros.
  • Bruce Chatwin, Le vie dei canti: «Gli Antenati che avevano creato il mondo cantandolo, erano stati dei poeti nel significato originario di poiesis e cioè creazione.»[8]
  • Marius Schneider, Pietre che cantano: «Secondo gli enunciati delle antiche cosmologie il mondo avrebbe avuto origine da una parola creatrice, sarebbe cioè stato creato per mezzo di un ritmo sonoro che scaturì dal centro dell’attuale universo.»[9]
  • Antico Testamento – Genesi: «Nel principio Dio creò i cieli e la terra. La terra era informe e vuota e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso; e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque.»[10]

Lo spirito-soffio-aria era dunque sulla terra quando ancora dominavano le tenebre, la luce venne in seguito «quando Dio disse: sia la luce ».

La parola, che è alito prima di essere suono, precedette la luce come Y-soffio precede X-luce nel codice morpurghiano.

Y sarebbe stato dunque il primo pianeta indispensabile all’inizio della vita, nella sua simbologia di vento cosmico, atmosfera, ma anche respiro di ogni essere vivente.

* * *

Occorse lo Zodiaco “B” per scoprire che nel Leone, accanto a Y in esaltazione “A”, si trova X – il pianeta che rappresenta l’utero, perciò la creatività femminile – in esaltazione “B”.

[Fig. 1]

Alla sinistra dell’imbuto, nel segno del Leone, notiamo i due primi principi di vita: il vento fecondatore Y e il grembo fecondato X. Accanto a questi due pianeti in esaltazione si trovano anche i due luminari: il Sole in domicilio “A” e la Luna in domicilio “B”.

Alla destra, nel segno del Cancro, stanno ancora i due luminari ma in posizione invertita: la Luna in domicilio “A” e il Sole in domicilio “B”.

Sono proprio i luminari, non ancora genitori o progenitori, i primi a reagire alla ventata cosmica Y, che arrivando sulla Terra provoca violente correnti d’aria, le quali producono energia e con questa il moto che dà inizio alla vita.

I due Zodiaci si rivelano così entrambi indispensabili – con i loro risvolti “A” femminile e “B” maschile – per spiegare lo svolgersi della vita e il dispiegarsi delle energie planetarie nei vari segni, che determineranno le caratteristiche di ogni elemento zodiacale.

Come si disse, i due luminari domiciliati nel Leone e nel Cancro non sono ancora i simboli del padre e della madre, lo diventeranno solo in seguito, ma all’inizio sono energia, possibilità di esistere e di sviluppare la vita.

  • Il Sole non è fecondante, ma “Ente”: energia vitale, esistenza pura.
  • La Luna non è creatrice, non è fecondata e non è fecondabile: è la Grande Dea, non la Grande Madre.

Se non saranno il Sole e la Luna a dare la vita, essi contribuiranno a conservarla, alimentandola ognuno con la propria essenza.

* * *

Il principio vitale, sospinto sulla Terra dal vento cosmico, non si ferma ai primi elementi che incontra, ma procede nella sua inarrestabile evoluzione.

Puntuale e preciso, lo Zodiaco spiega il moto che permette lo sviluppo della vita presentandoci i balzi delle esaltazioni: spostamenti di energia che, iniziando dai luminari, provocheranno poi di conseguenza spostamenti di energie opposte, uguali e contrarie, simboleggiate dai controluminari. E alla fine ci saranno i balzi/esaltazioni di tutti i pianeti finché lo schema zodiacale sarà completo.

[Figg. 2 e 3]

Zodiaco A                                                                                                                         

Zodiaco B

Se si osserva la figura 4, che presenta i balzi contemporanei dei luminari nei due Zodiaci, si può pensare che sia il principio maschile a fare la parte del leone, senza riferimenti al segno zodiacale, anche se effettivamente il movimento principale per la trasmissione della vita sembra avere inizio proprio dal Leone.

[Fig. 4]

  • Secondo lo Zodiaco “A”, il Sole parte dal Leone per la sua esaltazione nell’Ariete, dove incontra i veri simboli maschili, Plutone e Marte;
  • secondo lo Zodiaco “B”, il Sole parte dal Cancro per la sua esaltazione nello Scorpione, dove incontra gli stessi pianeti maschili: Plutone e Marte.

Il Sole, non fecondante, si affianca ai veri protagonisti maschili della fecondazione e in questo ruolo, soprattutto in questo, il Sole “diventa maschile”, conservando in altre posizioni il suo simbolismo di dispensatore di energia, principio attivo che permette di vivere e realizzarsi, non soltanto al maschio, ma anche alla femmina. Questa alleanza del Sole con i pianeti fecondatori avviene nelle esaltazioni di entrambi gli Zodiaci.

La Luna ha invece una sola occasione per allearsi alla fattrice X ed è quando parte dal Leone, domicilio “B”, e arriva al Sagittario, sede di X in esaltazione “A”. La Luna “A” che parte dal Cancro incontra nei Pesci Venere, e ancora Giove e Nettuno presenti anche nel Sagittario accanto a X, alleati dell’azione femminile riproduttiva, ma NON simboli degli organi della riproduzione.

Solo nello Zodiaco B femminile si verificano contemporaneamente gli incontri di Sole Luna con i pianeti maschili della fecondazione e femminili della crezione.

Si potrebbe pensare a questo punto che ai fini della nascita della Vita il ruolo del Leone sia più importante di quello del Cancro: perché è il più completo avendo in sé Y vento-atmosfera, respiro-ritmo; Sole principio maschile; Luna principio femminile; X principio materno di riproduzione.

Nel Cancro, accanto alla Luna “A”, si trova Mercurio in esaltazione “B”.

Mercurio è il figlio concepito e  già nato nello Zodiaco “B”, visto che proprio nella sua esaltazione “B” si pone accanto alla Luna, nutrice del neonato e non del feto.

Avendo in sé Mercurio figlio e non feto, l’azione del Cancro segue quella del Leone che invece contiene gli elementi più adatti alla prima programmazione della vita.

Questa vicinanza di Luna e Mercurio nel Cancro farebbe pensare – come già ipotizzato da Lisa Morpurgo – che lo Zodiaco “B”, seppure scoperto in un secondo tempo, potrebbe aver preceduto quello che chiamiamo “A”.

Tirando le somme: dal Leone inizia la vita, che si sviluppa poi nel Cancro con la nutrizione e la cura della prole, in un primo ciclo femminile.

Non è facile accettare questo concetto, perché vivendo in un ciclo patriarcale può sembrare assurdo un predominio femminile sulla prepotenza e lo strapotere maschile. Infatti, il principio maschile ha una forza diversa da quello femminile, perché il suo scopo è il potere, da conquistare e da difendere: avendo il Sole alleati potenti e armati, riesce meglio a imporsi e quando si impone lo fa con violenza come vuole Marte o con politiche torbide, come vuole Plutone.

Ma non è detto che il principio femminile sia sempre stato insignificante e sottomesso. Poiché tutto è ciclico nell’universo, non sarebbe del tutto assurdo pensare che anche l’umanità abbia avuto cicli alterni, con maggiore rilevanza ora maschile ora femminile. Nel ciclo femminile non si sarebbe trattato di un potere, come si intende oggi, politico o militare o comunque di violenza e guerra, ma di energia creatrice e gestione della vita con il rispetto che può esistere soltanto in chi ha in sé la possibilità di concepirla.

Ancora una volta ci aiuta la mitologia, raccolta non di favole ma di simboli, per ritrovare alcune antiche credenze che confermerebbero l’ipotesi di un primo ciclo femminile: soprattutto nella mitologia preolimpica, seppure soppiantata e in gran parte cancellata dalla cultura patriarcale, si trovano tracce della maggiore importanza che la Dea ebbe sul principio maschile.

Scrive Robert Graves (I Miti Greci): «La Grande Dea era considerata immortale e onnipresente e il concetto della paternità non era stato introdotto nel pensiero religioso.»[11]

E ancora: «Anche il Sole era uno dei simboli celesti primitivi della Dea. Nei miti primitivi, tuttavia, il Sole è meno importante della Luna.»[12]

L’energia femminile non è competitiva, ma pacifica, una “forza serena della natura”, per usare una felice espressione di Lisa Morpurgo. Solo in un secondo tempo la Grande Dea lasciò il posto alla Grande Madre, quando i tempi furono maturi. Quando, ancora Graves: «[…] la dea fu identificata con i mutamenti stagionali che segnavano la vita delle piante e degli animali e dunque con la Madre Terra […]».[13]

All’inizio dei tempi, neppure per la Grande Madre si parla di collaborazione maschile ovvero della importanza del maschio:

  • A. Morelli, Dei e miti: «[…] la dea primigenia della terra […] nacque – o meglio – uscì dal Caos. […], generò da sola Urano, il cielo stellato, i monti e il Ponto, ossia il mare.»[14]
  • Kerényi, Gli dèi e gli eroi della Grecia: «[…] la madre Terra, Gea, che aveva prodotto da se stessa perfino il padre Urano.»[15]

Entrando nel vivo delle simbologie zodiacali, potremmo pensare che quando il Sole si affianca a Plutone-seme, la Luna ceda il passo a X-utero, perchè è allora che l’utero è pronto per ricevere e sviluppare quel seme, nel gioco dialettico della collaborazione e della complementarità degli opposti, poiché sappiamo che Plutone e X sono sempre opposti nello schema dello Zodiaco.

Ancora una volta la perfezione del disegno zodiacale ci permette di avvicinarci al grande mistero della vita.

Il primo passo è compiuto. Ma le energie vitali, una volta messe in movimento, non si arrestano, anzi si propagano di segno in segno, di elemento in elemento.

Conosciamo i balzi delle esaltazioni, lo scambio delle forze e delle energie planetarie di segno in segno.

Fig.5

    AM                                                                                                                                   

Fig. 6

BF

In questi schemi notiamo due fasce vuote, quasi a far pensare a una certa discontinuità nel moto vitale, o forse a una incompletezza.

La completezza si presenta invece sovrapponendo i due schemi, e affascina la perfezione del disegno:

[Fig.7]

Notiamo che non ci sono più interruzioni nello scambio di energie e ancora una volta ammiriamo Lisa per le sue intuizioni o deduzioni, per il suo scavo – da lei stessa definito “archeologico” – che rende quasi semplice seguire quel  suo “filo d’Arianna del ragionamento”.

La perfezione dello schema completo conferma come sia indispensabile la collaborazione dei due principi, maschile e femminile, simboleggiati negli zodiaci “A” e “B”, per lo sviluppo ma anche per la continuità della Vita.

Se nello schema completo non ci sono interruzioni di energie, non ci sono neppure definitive interruzioni di vita nella storia dell’umanità.

Altre riflessioni si impongono:

  • I due segni in cui ha inizio la vita, Leone e Cancro, ci apparivano monchi negli schemi singoli “A” e “B”, (Fig. 5 e 6) in quanto ospitavano ognuno soltanto un luminare e un altro pianeta; ora nello schema completo (Fig. 7) entrambi contengono quattro pianeti come tutti gli altri segni. Pensiamo allora che dopo il primo e forse unico (unico nel senso della possibilità di sviluppo e conservazione della vita) “ingresso” del vento cosmico che ha messo in moto le energie vitali, non ci siano più interruzioni, ma siano coinvolti tutti i segni senza discontinuità. Lo spazio dell’imbuto si è “chiuso”, non c’è più apertura perché non è più necessario alcun ingresso.
  • La seconda osservazione riguarda l’Aquario e il Capricorno, i segni che ospitano i due controluminari. Per la legge degli uguali e contrari e per la simmetria universale dovrebbe esserci o esserci stato uno spazio aperto anche al fondo del nostro cerchio zodiacale. Ma in questo caso ci sarebbe o ci sarebbe stata un’interruzione del flusso vitale, una perdita di energia e come conseguenza la fine della vita. Questo non accade, non accadde mai. Tuttavia si pensa che qualche cosa dovrebbe muoversi in quel settore.

Lisa l’aveva intuito basandosi sull’osservazione dei numeri, non avendo ancora – al tempo della stesura del Convitato – lo schema completo della sovrapposizione degli Zodiaci “A” e “B”.

Ella scrisse allora:

«Se interpretiamo la successione planetaria come il codice di forze vitali, siamo costretti ad avanzare una seconda ipotesi, per quanto ardita possa sembrare: i due simboli di morte, ossia Urano e Saturno, possono ripresentarsi, grazie al misterioso capovolgimento delle esaltazioni, come nucleo centrale di un nuovo processo di vita.»[16]

E prima, parlando di Urano, aveva scritto:

«Urano è dunque l’unico pianeta che formi un triangolo destrogiro. Che cosa può significare questa anomalia? Che cosa vuole indicarci lo Zodiaco con tale chiaro enunciato di una inversione di forze? La fine di un sistema e l’inizio di un altro?»[17]

Queste ipotesi molto interessanti si applicano al nostro schema della fig. 7.

Urano e Saturno sono simboli di morte, della fine di qualche cosa, ma non necessariamente e solamente della vita. La fine potrebbe intendersi come la conclusione di un ciclo, mentre il “nuovo processo di vita” potrebbe corrispondere all’inizio del ciclo seguente. Questo concetto potrebbe confermare l’ipotesi di un alternarsi costante di cicli nella storia umana, ora maschili ora femminili.

Alcuni studiosi sostengono che non esistano prove che sia stata possibile questa ciclicità. Tuttavia non sembra neppure che esistano prove inconfutabili che non lo sia stata.

È necessaria per la continuità della vita la contemporanea esistenza – e collaborazione – dei due principi, anche quando uno sia stato predominante. Quello meno importante si esprime in modo diverso nei due Zodiaci “A” e “B”: durante il ciclo maschile “AM” che stiamo vivendo esiste un matriarcato sotterraneo, rintracciabile nello Zodiaco “AF”, non riconosciuto dagli uomini e non abbastanza valutato e sfruttato dalle donne, poiché sono le madri, complici più o meno volontarie, che generano i maschi e li educano e li preparano per prevalere.

Fierezza di utero, produrre Napoleoni!

Anche durante un possibile ciclo di prevalenza femminile “BF” il maschio ha avuto sempre un ruolo importante, “BM”, di fecondatore indispensabile alla procreazione.

Un malinteso potrebbe crearsi per il modo di intendere il tipo di prevalenza dei due principi: quello maschile, all’insegna di Plutone e Marte, guerresco e prepotente per la conquista del potere; quello femminile, pacifico e generatore, teso alla procreazione e alla difesa del proprio prodotto, ma per diritto, non per conquista. A causa di questa differenza non sarebbe rimasta memoria di una dominanza femminile politica, come fa notare Lisa Morpurgo nel Convitato, citando gli antropologi convinti che «il matriarcato non esistette, politicamente, mai.».[18]

“Mai” secondo il concetto maschile della politica e del potere, ma se si comprendesse questa differenza, si potrebbero accettare i ruoli diversi ed anche la ciclicità dei due principi.

Nell’ultimo capitolo del Convitato,[19] Lisa Morpurgo accenna alla ciclicità della vita umana, alla fine di un ciclo femminile col diluvio, alla probabile nuova fine dell’attuale ciclo maschile per arsura e conseguente sterilità. Ella accenna a un ritorno del matriarcato “forse” su un altro pianeta.

Forse questo non significa che sia davvero un “altro”, nel senso fisico cosmico: potrebbe essere la stessa Terra, distrutta e rinnovata, rigenerata e ricostruita dal principio creativo femminile della Grande Madre, tale da sembrare o essere un “altro” pianeta. “Altro” secondo noi, paragonandolo al nostro attuale, ma non per i nuovi abitanti che non avrebbero confronti.

Sappiamo poco di ciò che esistette prima del diluvio, salvo quanto ci dicono le varie mitologie o sacre scritture: concetti creati dall’uomo post-diluviano, con la mentalità post-diluviana, e non dai pochissimi superstiti, unici possibili testimoni credibili circa la vita antediluviana, ma troppo sconvolti e intenti a ricostruire condizioni di vita, per trovare il tempo di “scrivere” le proprie memorie.

Sempre che sapessero scrivere, nel senso comunemente inteso da noi, o comunicare in modo per noi comprensibile. Sono rimaste pochissime tracce, ma non è detto che siano le uniche, anche se l’uomo moderno non le ha ancora trovate. Oppure potrebbero essere state distrutte e ben sotterrate. Chissà quante volte, nella storia della Terra!

Ricordiamo che la storia della Terra non è la stessa dell’umanità e le capacità di sopravvivenza della Terra sono ben superiori a quelle dei suoi abitanti.

Noi crediamo di essere i padroni della Terra… ma alla fine sarà lei a seppellire tutti noi!

Nei suoi movimenti ciclici, quelli che noi definiamo cataclismi, la Terra sconvolge tutto, ingoia, nasconde e trasforma e non lascia traccia di cose che il suo fuoco interiore ha consumato e trasformato in altro.

Nonostante questo, qualche traccia rimane, nei graffiti e nelle sculture primitive post-diluviane non facilmente interpretabili, forse per la diversità del linguaggio espressivo. Studi recenti hanno trovato in isole della Nuova Guinea «prove della presenza umana risalenti a 40.000-35.000 anni fa»[20] in epoca non solo antediluviana, ma appartenente a cicli umani molto anteriori al diluvio e non si trattava di presenza passiva, vegetativa o a livello animale, ma di gente che conosceva già le leggi del mare e della navigazione, mica scemi!

Siamo abituati a pensare all’uomo primitivo, del quale nulla sappiamo, come rozzo e incivile perché confrontiamo i suoi mezzi coi nostri, supertecnici.

Ma chi ci dice che l’uomo primitivo fosse incolto e incivile? Non è ancora provato che non fosse esistita anche una civiltà tecnica, seppure diversa dalla nostra. Non sapremo mai quale civiltà fosse la migliore e la più progredita. È ancora mistero, ma non c’è prova della non esistenza. C’è soltanto la prova del non ritrovamento di tracce e non è una prova valida. Purtroppo la scienza nega l’esistenza di ciò che non può dimostrare, che non conosce o non riconosce, così come nega anche la validità del linguaggio zodiacale.

Troppe cose ignoriamo dei nostri più lontani antenati, comprese le leggi che li governavano, con principi maschili o femminili. Quello che crediamo di sapere lo abbiamo soltanto supposto; condizionati dalla nostra cultura, l’abbiamo immaginato come unica condizione pensabile da noi.

* * *

Ma torniamo ai nostri “cicli” riguardanti la storia dell’umanità.

Secondo ricerche geologiche del secolo scorso, si suppone che l’ultimo cataclisma terrestre, quello che capovolse le condizioni della Terra e sulla Terra, sia avvenuto circa 10.000 anni prima dell’inizio della nostra era.

La Sfinge egizia sarebbe uno dei testimoni più evidenti circa l’epoca del diluvio e farebbe supporre una civiltà anteriore al diluvio, certo non inferiore alla nostra, se poté concepire la costruzione di un monumento-osservatorio di tale statura e precisione.

Non dovremmo escludere la possibilità che l’antica conoscenza egizia dei costruttori di piramidi, ancora misteriosa per i nostri studiosi, fosse una “memoria” tramandata da superstiti di civiltà più antiche, antediluviane…

Secondo calcoli relativi alla precessione degli equinozi, il diluvio sarebbe avvenuto durante l’era del Leone, stesso periodo a cui risalirebbe la Sfinge: nello spazio zodiacale dell’imbuto cosmico dove ebbe inizio il primo scatto della Vita!

Nulla di strano che proprio quello spazio segni un traguardo di arrivo e di una nuova partenza, su una pista aperta e continua – lo Zodiaco – che permette altri inizi dopo la conclusione di ogni ciclo completo, maschile e femminile.

Non sappiamo quanti cicli si siano succeduti in passato, né quanti se ne succederanno in futuro.

Ancora una volta ci affascina la legge della Vita.

Dopo il diluvio ebbe inizio il ciclo maschile che stiamo attualmente vivendo. Non possiamo escludere che il ciclo precedente fosse femminile.

Tentiamo un ragionamento usando il linguaggio zodiacale.

All’inizio dei tempi, all’epoca dello sviluppo della Vita sulla Terra, il primo ciclo potrebbe aver avuto inizio con lo Zodiaco “B”: il principio femminile sarebbe stato il primo ad accogliere il materiale cosmico, a elaborarlo e a dare inizio alla Vita, seppure con la collaborazione del principio maschile. Se osserviamo il grafico n. 6 notiamo che la Luna ha più forza del Sole, perché partendo dal Leone che contiene X in esaltazione “B “raggiunge il Sagittario con X in esaltazione “A”. La doppia accoppiata di Luna e X spiega la maggiore forza – nell’interpretazione “B” – del principio femminile, già predisposto per evolversi in seguito nel principio materno. Nella condizione “B” il principio maschile è invece il più debole, perché il Sole è esaltato nel Cancro, segno d’acqua, lunare e notturno, che non è il più adatto a permettergli di rivelare tutto il suo splendore; dal Cancro balza per l’esaltazione nello Scorpione, altro segno d’acqua, cupo e sotterraneo, che lo raffredda e lo ridimensiona offuscando la chiarezza dell’astro che vuole brillare. Nello Scorpione il Sole incontra Plutone e Marte, ma rimane in secondo piano perché il suo è un ruolo secondario, di indispensabile ma oscuro appoggio energetico ai pianeti della fecondazione: è un ruolo di servizio.

Scrive Lisa Morpurgo:

«Dobbiamo forse interpretare queste suggestioni come un qualcosa che avviene nel tempo? E quale tempo? E questo qualcosa, sempre che ricalchi una successione temporale, è avvenuto una volta per sempre durante la formazione del sistema planetario, oppure rispecchia una legge ripetuta per necessità in tutto quanto ci circonda?»[21]

Forse la risposta è proprio nella continuità del flusso vitale, nella sovrapposizione delle esaltazioni “A” e “B” (Fig. 7), dove appare chiuso lo spazio dell’imbuto cosmico, che servì solo per una prima e unica introduzione del moto e della Vita. Forse avvenne una volta per sempre la pioggia di materiale prebiotico adatto a produrre la vita.

Poi la porta si chiuse. Dopo quella prima e unica volta potrebbe essersi stabilita la regolarità nella successione dei cicli: al periodo iniziale femminile, che potremmo definire di “gestazione dell’umanità”, sarebbe seguito un primo ciclo maschile.

Questo ciclo parte ancora dal Leone ma questa volta seguendo le indicazioni dello Zodiaco A (Fig. 5), col balzo del Sole verso l’Ariete. Qui il luminare radioso gioca in due segni di fuoco, condizione ideale per l’astro del giorno che, incontrando Plutone e Marte in un terreno adatto alla realizzazione del potere, riesce a dare una svolta patriarcale al suo ciclo.

Ora, ritenendo valida l’ipotesi degli studiosi circa la data del diluvio, ossia dell’ultima catastrofe che pose fine a un ciclo femminile (acqua), potremmo supporre che l’attuale ciclo patriarcale, il nostro, abbia avuto inizio nell’era Leone/Cancro. Possiamo pensare che il cambiamento non fosse stato immediato. Nella memoria dei superstiti sopravvisse il ricordo – e il culto – della Grande Madre, che tuttavia in seguito dovette cedere a una colorazione maschile. Il patriarcato avanzò dapprima lentamente, ma inesorabilmente, poi precipitò: le antiche trinità femminili divennero maschili, il culto del padre soppiantò e annullò quello della madre, la donna e il suo utero divennero strumenti per la procreazione, al servizio del maschio dominatore.

Zeus aveva spodestato Saturno amico della Dea, imponendo l’Olimpo: accolita di dèi maschili, violenti e stupratori, accoppiati a dee domate, più o meno consenzienti, ma impossibilitate a riconquistare l’antica sovranità.

* * *

Se si accetta il possibile snodarsi della vita partendo dai segni inizialmente creativi, Leone e Cancro, è logico pensare al ruolo dei segni opposti, all’alternativa saturnina, a quel «nuovo processo di vita»[22] cui accenna Lisa Morpurgo nelle sue riflessioni su Saturno e Urano. Alla «fine di un sistema e all’inizio di un altro.»[23]

Il «misterioso capovolgimento delle esaltazioni»[24] crea pari possibilità ai poli opposti, sicché gli spazi dell’imbuto e della sacca opposta potrebbero essere le “cerniere” che separano e uniscono i cicli alterni della vita.

Si dice che la Terra, nonostante gli inascoltati segnali d’allarme da parte di chi sa guardare lontano, sia avviata – nella forse già iniziata era dell’Aquario – verso “la fine”, anche se non prossima. Già ci sono i segni premonitori: arsura e sterilità. Ma sarebbe la fine di “questa” umanità, non della vecchia Terra, abituata a sopravvivere a tutto. La fine di un ciclo.

Anche la prossima “età della Luna” indicherebbe una fine, ma non della Vita, bensì di un ciclo.

Scrive De Santillana: «Ogni Età porta con sé un’Era del mondo, un Crepuscolo degli Dei: le grandi strutture crollano, vacillano i pilastri che sostenevano la grande fabbrica, diluvi e cataclismi annunziano il plasmarsi di un mondo nuovo.»[25]

Il nuovo ciclo, saturnino, dovrebbe realizzarsi secondo le leggi dello Zodiaco “B”, dove appunto Saturno diventerebbe la stella dominante.

Nel suo balzo dal Capricorno al Toro (Fig. 6) Saturno ridarà importanza a X, forse anche potere. Non il potere che conosciamo, concepito dalla nostra mentalità patriarcale, bensì un potere di forza creatrice, tesa alla rigenerazione e alla conservazione, al rispetto della vita.

Inevitabilmente alla fine anche il matriarcato commetterà errori di prevaricazione, con una sua violenza non guerresca ma ingoiante, ispirata a X, o forse si esprimerà nella battaglia ispirata dalla guerriera Atena, già pronta ad allearsi al futuro ciclo olimpico sostituendo il soppiantato Saturno.

Così anche il ciclo femminile, alla fine del suo tempo, si avvierà all’autodistruzione e uscirà di scena per l’alternanza col maschile… aspettando un suo futuro turno.

Un infinito girotondo di cicli umani, così come abbiamo un infinito girotondo di stagioni, di giorni e notti.

Possiamo allora riassumere il tutto presumendo che, dopo il primo mai ripetuto avvio nel Leone, questo segno rimanga un limite, un traguardo di arrivo di ogni ciclo che imponga un immediato inizio del ciclo successivo.

Il Grande Anno della precessione degli equinozi comprenderebbe nella sua completezza entrambi i cicli: quello maschile “A” con inizio nello spazio Cancro/Leone, quando il Sole si allea con Plutone fecondatore in segni di fuoco e si esprime con il potere; quello femminile “B” con inizio nello spazio opposto Aquario/Capricorno, quando Saturno si allea con X nel pacifico mondo della Terra rigeneratrice. Per le caratteristiche del pianeta della saggezza e della riflessione, quello saturnino potrebbe essere un ciclo tutto diverso dal nostro attuale. Secondo il pensiero di  Lisa Morpurgo: così come noi non riusciamo a concepire un mondo freddo, nel regno di Saturno non si riuscirà a concepire un mondo caldo. Ma tutto lo schema favorirà la realizzazione di quel mondo freddo, lucido, controllato dalla mente e non abbandonato agli impulsi.

Nel Toro non c’è la Luna: le madri del prossimo ciclo non saranno mammone cancerine; possiamo immaginarle protettive e rassicuranti, ma non pietose; X e Saturno insieme saranno educatori senza debolezze né cedimenti sentimentali. Certo ameranno in altro modo: non di più o di meno, semplicemente in modo diverso dal nostro. Secondo la nostra mentalità, soprattutto italiana, quelle madri controllate e razionali potrebbero produrre figli un po’ spenti o mosci, duttili nelle mani materne. Ma saranno certamente individui adatti alle nuove condizioni di vita, alle nuove esigenze individuali che noi neppure possiamo immaginare.

Tutta l’esistenza dovrebbe essere caratterizzata dal freddo, forse non tanto fisico quanto mentale: saggezza lucida, riflessiva e parca, che indubbiamente spaventerebbe e ripugnerebbe a noi, figli del Sole, adoratori del caldo e dell’irruenza.

Ma non saremo noi a vivere in quelle condizioni e certamente l’umanità futura vi si troverà benissimo, avendo altra natura, altri mezzi per realizzarsi nel nuovo ciclo. L’umanità dovrà ancora una volta ricreare tutto, riscoprire tutto, ricominciare tutto daccapo… forse perfino dall’invenzione della ruota. I pochi Noè che si salveranno dovranno rigenerarsi con nuove leggi; o molto probabilmente tale compito toccherà alle loro donne,  nel ciclo femminile. Il culto dell’acqua sostituità l’attuale culto del fuoco.

A noi non rimane che stare a guardare il progressivo e lento slittamento verso il prossimo traguardo.

Il nostro percorso di esseri umani purtroppo (o per fortuna) è molto più breve di quello dell’umanità e il nostro traguardo è molto ravvicinato, rispetto a quello di ogni ciclo.

Tentare di comprendere di più per ora sarebbe come fissare il sole: si precipiterebbe nelle tenebre della cecità

Questo studio vuole presentare soltanto un’ipotesi, nata dalle riflessioni su vari concetti espressi da Lisa Morpurgo; una delle tante ipotesi possibili per i curiosi della Vita e dello Zodiaco; non dogmatica ovviamente, ma, come ogni ipotesi, esposta a contrasti e dissensi. Spero anche a qualche consenso…!

Per quello che mi riguarda, è stato uno studio coinvolgente, entusiasmante e in certo modo divertente.

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Torino, 19 Aprile 2009 –

BIBLIOGRAFIA

Chatwin, Bruce, Le vie dei canti, Adelphi, 1993

De Santillana, Giorgio, Il Mulino di Amleto, Adelphi 1983

Diamond, Jared, Armi, acciaio e malattie, Einaudi Tascabili, 2000

Diodati, Giovanni, La Sacra Bibbia, Siloah, 1991

Graves, Robert, I miti greci, Longanesi, 1997

Il Vangelo di San Giovanni, Mater Divinae Gratiae, 1967

Kerényi, Karoli, Gli dèi e gli eroi della Grecia, Garzanti, 1982

Hoyle, F. & Wikramasinghe, C., La nuvola della vita, Mondadori, 1979

Morelli, A., Dei e miti, Fr.lli Melita, 1987

Morpurgo, Lisa, Il Convitato di Pietra, Tea, 2004

Neumann, Erich, La Grande Madre, Astrolabio, 1981

Schneider, Marius, Il significato della musica, Rusconi, 1987

Schneider, Marius, Pietre che cantano, SE, 2005

* * *

Giuse Titotto è disponile per chiarimenti ulteriori.

Scrivere a giuseti@libero.it


[1]   Morpurgo, Il Convitato di Pietra, Tea, 2004, p. 80.

[2]   Hoyle, & Wikramasinghe, La nuvola della vita, Mondadori, 1979, p. 14.

[3]   Hoyle, & Wikramasinghe, op. cit., p. 120.

[4]   Hoyle, & Wikramasinghe, op. cit., p. 185.

[5]          Morelli, Dei e miti, Fr.lli Melita, 1987

[6]   Graves, I miti greci, Longanesi, 1997, p. 31.

[7]   Graves, op. cit., p. 35.

[8]   Chatwin, Le vie dei canti, Adelphi, 1993.

[9]   Schneider, Pietre che cantano, SE, 2005, p. 58.

[10] Il Vangelo di San Giovanni, Mater Divinae Gratiae, 1967.

[11] Graves, op. cit., p. 10.

[12] Graves, op. cit., p. 11.

[13] Graves, op. cit., p. 11.

[14] Morelli, op. cit., p. 252.

[15] Kerényi, Gli dèi e gli eroi della Grecia, Garzanti, 1982, p. 79

[16] Morpurgo, op. cit., p. 80.

[17] Morpurgo, op. cit., p. 81.

[18] Morpurgo, op. cit., p. 289.

[19] Morpurgo, op. cit., pp. 280-290.

[20] Diamond, Armi, acciaio e malattie, Einaudi Tascabili, 2000., p. 26.

[21] Morpurgo, op. cit., p. 98.

[22] Morpurgo, op. cit., p. 104.

[23] Morpurgo, op. cit., p. 81.

[24] Morpurgo, op. cit., p. 104.

[25] De Santillana, Il Mulino di Amleto, Adelphi, 1983, p.. 26.

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