Simbolismo zodiacale nel capolavoro di García Márquez

di Francesco Astore

“Realismo magico”, questa la definizione che racchiude la cifra stilistica di Gabriel García Márquez, scrittore geniale, celebrato per le sue opere, costruite sul fertile terreno favolistico colombiano, eppure così aderente ad uno scenario vivido, palpitante, universale dell’umano esistere.

Márquez nasce ad Aracatata (Colombia) il 6 marzo del 1927 alle ore 9,00, è un Pesci con ascendente nel Toro, la sua vis realistica affonda appunto nella carnalità di questo ascendente, ma il dualismo drammatico tra la visione immaginifica, paradossale e quella concreta, cinica è ben descritto dall’opposizione del fantasioso Sole in Pesci alla Luna in Vergine, luminare notturno che sempre soffonde di luce ironica le vicende narrate.   

In questo lavoro non voglio approfondire il Tema Natale del Premio Nobel[1] per la Letteratura ma intendo dimostrare come, in un suo famoso romanzo, Dell’amore e di altri demoni, si possano celare allusivamente le tracce di un inconsapevole sapere zodiacale, una conoscenza che affiora come se fosse misteriosamente scritta e già conosciuta nelle creazioni del genio.

Chiarisco meglio quale è il mio intendimento: in questo studio desidero rivelare come il carattere e i simbolismi dei dodici Segni, nel Codice Zodiacale elaborato da Lisa Morpurgo, tendano a manifestarsi nelle creazioni del Genio, a prescindere dal suo Tema Natale, Genio che, notoriamente, ha canali di sensibilità più sviluppati della norma[2].

Questo fa sì che l’alfabeto dello Zodiaco, con le sue lettere universali, scritte nella memoria dei sogni, del Dna (e dunque nella memoria cosmica) possa venire alla luce in un modo del tutto autonomo, esplicitando i contenuti di quel segno (o, come in questo caso, di gradi zodiacali di un certo segno) in modo spontaneo quanto vivido.

Gabriel García Márquez è uno scrittore colto e forse moderatamente educato alle conoscenze astrologiche[3], ma sicuramente non è un astrologo praticante: in lui l’esplicitazione di contenuti zodiacali appare inconfondibile nel romanzo “Dell’amore e di altri demoni”[4], che ho avuto modo di leggere (e rimanerne incantato) nel 1996. In questo singolarissimo caso, mi sono sorpreso a scoprire, nei personaggi della narrazione, distintissime simbologie, in particolare riferite ad un solo segno zodiacale. Il segno che tende a spiccare in questo struggente romanzo d’amore è il Sagittario e in particolar modo il pianeta centrale del segno, quella X- Proserpina, come vedremo, esaltata nel nono segno[5].

La descrizione dei personaggi e delle vicende del romanzo si rintraccia agevolmente nel Tema Natale del narratore[6] ma quel che vorrei porre all’attenzione degli studiosi non è tanto questo tipo di interpretazione, quanto la “descrizione inconsapevole” di nitidi simbolismi di un segno (e in questo senso anche il Tema di Márquez potrebbe non comparire affatto).

Consentitemi solo una piccola “finestra” sul Tema Natale dell’autore, con i transiti al momento della pubblicazione dell’opera: quasi a conferma (spettacolare) che i moti planetari stanno sollecitando alcune energie pronte a dispiegarsi per un determinato scopo, per attuare forse, in quel momento della vita dell’artista, un disegno unico. 

Il romanzo è pubblicato in Italia nel 1994: colpisce in quell’anno la marcia di avvicinamento di Saturno che sta per raggiungere il Sole natale (nei gradi lunari) sciogliendo in parte la lesione che il controluminare formava alla nascita. Nel Tema Natale Saturno è infatti nel Sagittario e occupa il segno dell’esaltazione di X- Proserpina: è come se in quel tempo Marquez ricomponga due parti importanti di sé, è come se l’anima lunare, poetica, immaginifica dei Pesci s’incontri con l’anima più genuina, primordiale, generativa (X- Proserpina). È come se la madre nido, rifugio, dimora, si incontri per un attimo con la madre terra, mondo, universo.

Riassumerò ora sinteticamente la trama del romanzo.

Sierva Maria de todos los Angeles (un nome assolutamente musicale) è la fanciulla dotata di una bellezza conturbante, l’epicentro attorno al quale ruotano tutte le complesse vicende, e sono legati, quasi in una sorta di moto circolare, tutti gli altri attori del romanzo.

Sierva è nata da genitori cristiani, ma tutto nel suo destino parla di una natura “diversa”, selvaggia. Vive in un corpo bianco ma ha un’anima felicemente nera (il suo nome, da africana, è Maria Mandinga), cresce con le schiave nere, si muove a contatto con questo mondo e di questa cultura così alternativa, libertaria, è imbevuta.

Padre e madre sono dediti totalmente ai loro affari e alle loro personali ossessioni, fin quando, al compimento dei dodici anni d’età, la ragazzina è colpita dal morso di un cane, e si teme che Sierva Maria abbia contratto la rabbia. Il padre, allora si accorge della sua esistenza, inizialmente più per domare una natura selvaggia che per comprenderla veramente ed amarla. La relazione tra i due genitori non potrebbe essere più fallimentare e di un’atroce solitudine: Sierva Maria coltiva una sua specialissima identità, lontana dall’ambiente caotico e privo di senso dove la sua famiglia d’origine dimora, in modo precario, quasi fosse in un albergo.

La madre, vera nutrice materiale e morale, colei che riserva materne cure e un senso di appartenenza quasi mistico a Sierva Maria è invece Dominga de Adviento, una nera schietta e arguta. Lei insegnerà alla piccola quel particolare modo di stare al mondo tipico delle popolazioni africane, le permetterà di comprendere le leggi della natura con spirito libero; morirà purtroppo prima che il dramma della sua bambina cominci.

Il padre, pur manifestando sensibilità e delicatezza, sarà una vittima, schiacciato dalle convenzioni sociali e dalla forza condizionante delle istituzioni religiose, consegnerà la fanciulla all’assurdità e alla crudeltà della reclusione delle suore del Monastero di Santa Clara, perché esorcizzino il suo male oscuro e satanico.

Il prete, incaricato di togliere il maleficio diabolico, è Cayetano, promettente ed erudito esorcista, ha la fama di essere un paladino della fede e un acceso sostenitore dell’ortodossia religiosa. E invece sarà lui ad essere attaccato dal morbo devastante della passione amorosa (una malattia disperante, incontrollabile, incurabile) nel tentativo di salvare Sierva Maria dalla “cosiddetta” possessione diabolica. A trentasei anni Cayetano sperimenterà l’ardua conquista del cuore e l’amore fatale e tempestoso per la dodicenne Sierva Maria. La notevole differenza d’età pone da subito le condizioni per un amore diverso che trascina come un morbo tutti i suoi sensi, il corpo e la mente. Cayetano è costretto a lasciare il suo incarico, e sarà confinato in un ospedale per lebbrosi (dove cercherà di contrarre la malattia della lebbra senza mai riuscirci). La “sua” Sierva Maria sarà lasciata morire dagli esperimenti e dalle pratiche di cura dei mediconi che cercheranno di espellere dal suo povero corpo ogni traccia di dannazione.

Punto focale del romanzo è il concetto di demone, presente nell’esistenza di Sierva, dell’amato Cayetano, nel padre di Sierva (e nel suo primo amore di gioventù, Dulce Olivia), ma soprattutto nella terribile madre “biologica” della ragazzina, quella Bernarda vorace e peccaminosa che riempie con le sue sregolatezze le pagine del romanzo.

Quei demoni sono evocati, temuti, frequentati così tanto che alla fine il lettore sarà indotto a credere che essi siano davvero dentro la bambina, come ad un certo punto anche lei stessa pare convincersene. Troppo tardi invece Cayetano capirà amaramente quanto di diabolico e di veramente ostile alle leggi della vita ci sia in una vastissima schiera dei servi di Dio, nelle gerarchie cattoliche.

Ma per scoprire più efficacemente come i simboli  astrologici penetrino nel cuore di questo romanzo affascinante osserviamone i personaggi principali affiancandoli alle probabili assonanze zodiacali. Ho volutamente estratto dei pezzi integrali dell’opera che mi sembravano più convincenti di qualsiasi altra rielaborazione. Per ulteriore esigenza di chiarezza (specie per chi non è ancora molto addentro nel linguaggio astrologico di Lisa Morpurgo) enuncerò i tre pianeti che compongono il segno del Sagittario. Giove è in domicilio primario, X-Proserpina in esaltazione, Nettuno in domicilio base.

Sierva Maria de Todos los Angeles è per me appunto una emanazione, una irradiazione inconsapevole che nasce dalla penna dello scrittore colombiano, della X- Proserpina (esaltata, dunque centrale, nel segno del Sagittario) ma anche la figurazione estetica di quella passione d’amore così ben annunciata nel titolo del romanzo.

L’episodio cruciale racconta di un cane, creduto rabbioso, che morde Sierva Maria, ferendola alla caviglia sinistra (parte del corpo corrispondente appunto al Sagittario).

Ma sono i capelli di Sierva Maria che diventano un’icona, un’allegoria, una corrente d’energia attraverso cui far scorrere l’anima del romanzo; capelli, per tutti noi astrologi educati al codice di Lisa Morpurgo, corrispondenti ad X- Proserpina: “aveva un corpo armonioso, coperto di un vello dorato, quasi invisibile, e con i germogli di una fioritura felice. Aveva i denti perfetti, gli occhi chiaroveggenti, i piedi riposati, le mani sagge, e ogni suo capello era il preludio di una lunga vita”.  

Il senso di libertà, il gusto per l’avventura, l’ingenuità del segno, traspaiono in molte descrizioni della personalità della ragazzina e rinviano alla parte gioiosa, positiva, armoniosa del segno del Sagittario.

“In quel mondo opprimente dove nessuno era libero, Sierva Maria lo era: solo lei e solo lì…Ballava con più grazia e brio degli africani autentici, cantava con voci diverse dalla sua nelle svariate lingue dell’Africa, o con voci di uccelli e animali, che sconcertavano gli stessi schiavi. Per ordine di Dominga le negre più giovani le dipingevano il viso di nerofumo…e si occupavano dei suoi capelli che non le avevano mai tagliato e che l’avrebbero impacciata nel camminare se non fosse stato per la treccia a numerosi giri che le facevano ogni giorno”[7].

Questa stessa treccia ha una vita propria e si carica di significati profondamente emblematici, rivelando la sua corrispondenza con la natura più ctonia della sessualità femminile. Quando, al cospetto della monaca che l’accoglie al convento di Santa Clara, la treccia si srotola rivelando la sua scintillante presenza, la suora ordina che bisognerà tagliarla immediatamente. La splendida chioma sarà tuttavia temporaneamente salvata poiché promessa in voto (dice il padre) alla Vergine prima del matrimonio[8].

La potente conferma di quanto Sierva sia un personaggio caratterizzato dalla  vibrante presenza di X- Proserpina, si desume dalla sua confidenza con le forze primarie e ancestrali della Natura, simbologia questa, vistosa del corpo celeste. Quando, ad esempio, entrata nel cortile del monastero, la ragazzina, accingendosi a bere “tolse la panna di foglie marce con un colpo abile della mano, e bevve nel cavo fino a saziarsi senza scostare i vermiciattoli. Poi orinò dietro l’albero, accoccolata e con un bastone pronto per difendersi da animali importuni e uomini velenosi, come le aveva insegnato Dominga de Adviento”.

Per contro, invece, la natura di una X- Proserpina negativa, repressa dunque, risalta mirabilmente nella descrizione del giardino interno al Monastero e nella vita quotidiana delle monache. Nel giardino cresce comunque una natura esuberante, ma costretta nel recinto del chiostro: “ciuffi di banani e felci silvestri, una palma snella che era cresciuta più alta dei terrazzi in cerca di luce, e un albero colossale, dai cui rami pendevano liane di vaniglia e trecce di orchidee”. Di fronte ad esso, quasi in contrapposizione simbolica, ci sono i tre piani delle sepolte vive (le suore di clausura). Le “gelosie di legno” (X- Proserpina) sono il solo mezzo con cui le recluse possono comunicare con un barlume di mondo esterno, gelosie “attraverso cui passava la voce ma non la luce” (X- Proserpina, ancora un’altra simbologia, ma negativa, quella di luce negata).

La luce di X- Proserpina  ricompare ancora quando il narratore ci rivela : “Sierva Maria era seduta, con la tunica lacera e le pianelle sudice, e cuciva lentamente in un angolo illuminato dalla sua stessa luce.” Inoltre: “Persino la Badessa rimase stupita della sua leggiadria, della sua luce personale, dal prodigio della sua chioma”.

L’accoppiata di X- Proserpina con Giove nel Sagittario fa sì che Sierva oltre alla dimestichezza “con le lingue del mondo” abbia la facoltà di cantare e una bella voce che delizia per un momento la inconsapevole Badessa. “Sierva Maria cantava seduta su una panchetta, con la chioma dispiegata a terra, in mezzo alla servitù ammaliata”.    

Significativo è il taglio dei capelli “con quattro morsi di cesoie per potare” compiuto dalla monaca giardiniera (X- Proserpina negativa) e dalla monaca “barbiera” che termina di raderglieli “fino alla lunghezza di un pollice, come lo portavano le clarisse sotto il velo” (X-Proserpina negativa).

I capelli, simbolo del grande principio femminile, della forza avvolgente dell’utero materno e probabile totem del ciclo matriarcale vengono distrutti ferocemente, come si fa per streghe ed eretici buttandoli nel fuoco (uno degli elementi totemici, quest’ultimo, del ciclo patriarcale).[9]

La madre di Sierva Maria, Bernarda Cabrera, pare incarnare le simbologie di Giove in Sagittario: è un’avventuriera che si fa sposare con un inganno dal debole Ygnacio per poter migliorare la sua posizione economica. Si legge nel romanzo: “(Bernarda) ideava avventure commerciali che portava avanti con una sicurezza da indovina” rivelandosi abilissima nelle faccende di danaro, dirigendo un frantoio e “con la mano sinistra, un traffico fraudolento di farina e schiavi”. Prende poi in mano le redini della casa allo scopo di rinsaldare la fortuna dispersa dal marito, riuscendoci egregiamente.

La donna, golosissima (Giove), è attaccata così tanto ai suoi godimenti e piaceri, che arriva a perdere la bussola per la sua ghiottoneria (soprattutto per il miele fermentato e le tavolette di cacao) ed entra nel tunnel di una dissoluzione alimentare dove si perderà completamente.

Un altro indizio molto convincente sulla simbologia gioviale del personaggio, si ricava ancora quando, descrivendo la grande abilità commerciale della donna, scopriamo: “Fu a Bernarda che venne in mente che l’affare redditizio non erano gli schiavi bensì la farina, sebbene l’affare grosso, in realtà, fosse il suo incredibile potere di persuasione”. E sappiamo quanto la parola, l’eloquenza, l’abile uso del linguaggio siano tutti prerogativa di Giove. Dovremmo per l’esattezza ipotizzare nel personaggio di Bernarda Cabrera un’accoppiata di Giove ad un X- Proserpina molto negativa: infatti abbandona la figlia dopo averla messa la mondo e poi si scatena nel voler placare le richieste sempre più assillanti del suo corpo. “Seduttrice, rapace, bisbocciona, e con un’avidità di ventre da saziare una caserma”, é lei che “compra” (Giove) il suo amante, Judas Iscariote (nome molto plutonico!) che le si vende, riuscendo a spuntare un prezzo che è la metà di quello richiesto da lui stesso (Giove attaccamento al denaro).

Segnata da influenze gioviane così ridondanti, Bernarda è negata tuttavia ai valori di generosità di X- Proserpina, agli stimoli della sua vitalità serena, alle gioie della forza generativa, dell’attaccamento alle creature che il pianeta infonde. Lei infatti è pessima madre e “tremava solo al pensiero del momento in cui si guardava alle spalle e si imbatteva negli occhi imperscrutabili della creatura languida con i suoi tulle vaporosi e la chioma silvestre che le arrivava ormai alle ginocchia”.

Quando perderà il suo amante e sarà giunto il momento della fine, l’unico valore rimastole sarà ancora il denaro: “l’unica cosa sicura che le rimanesse erano due anfore colme di dobloni da cento e da un quarto, di oro puro, che in tempi di vacche grasse aveva sepolto sotto il letto”

L’influenza di Giove compare anche nel padre, Ygnacio de Alfaro y Duenas, che scoprirà il suo amore per Sierva Maria troppo tardi; personalità mite, ma passiva, schiacciata dall’incapacità di prendere una strada con convinzione nella sua esistenza. Per questo suo carattere debole darà in cura la sua bambina alle sprovvedute monache e a quei medicastri che le praticheranno cataplasmi caustici, salassi, clisteri, decotti di antimonio ed altri filtri mortali (aggravando o addirittura scatenando, con tali disastri curativi, la malattia della rabbia).

Intrecciata alle vicende della giovinezza di Ygnacio è la tenera Dulce Olivia, personaggio che più nettuniano di così non si può: malata mentale autentica e pazza d’amore per Ygnacio; lo accompagnerà con la sua passione cieca e travolgente quasi sino alla morte. In Dulce Olivia[10] colpisce il legame indiretto sempre col segno del Sagittario, nel mestiere praticato dalla donna: “Era figlia unica in una famiglia di sellai di re, e aveva dovuto imparare l’arte di confezionare selle, affinché non si estinguesse con lei una tradizione di quasi due secoli”.

Anche per Ygnacio rintracciamo la mescolanza (questa volta positiva) di Giove a X- Proserpina nel suo disperato tentativo di offrire affetto e tenerezza a questa bambina così diversa da lui, anche con i contributi materiali, i doni di giocattoli: “Proseguiva col suo trattamento a base di felicità per Sierva Maria […] Padre e figlia si svagarono con i burattini, con i mangiatori di fuoco, con le innumerevoli novità da fiera che giunsero al porto in quell’aprile di buoni presagi […] La casa si riempì di tutte le ballerine a molla, di tutte le scatole musicali e di tutti gli orologi meccanici che si fossero visti nelle fiere d’Europa”. E poi quando la ragazza comincia star male: “Le fece compagnia tutta la notte. L’aiutò nella liturgia della camera da letto con una goffaggine da papà in prestito […] La ragazzina dormiva. Il marchese la vide immobile e mesta e si domandò se preferiva vederla morta o in preda al castigo della rabbia. Le accostò la zanzariera per evitare che i pipistrelli la dissanguassero, la coprì affinché non continuasse a tossire, e rimase a vegliare accanto al letto, col godimento nuovo di amarla come mai aveva amato in questo mondo”.    

Ma ecco la vera genitrice che ha messo al mondo Sierva Maria, dandole quella specialissima forza di carattere, colei che l’ha nutrita, allevata, cresciuta, è Dominga de Adviento, “una negra verace che aveva governato la casa con polso di ferro fino alla vigilia della sua morte […] Alta e ossuta, di un’intelligenza quasi chiaroveggente […] si era fatta cattolica senza rinunciare alla sua fede di negra yoruba, e praticava entrambe al contempo, senza ordine né concerto”.

In questo personaggio la vena creativa di Marquez sembra racchiudere fedelmente la simbologia di X- Proserpina con quella di uno spirituale e molto esotico Nettuno in Sagittario. Indiscutibili sono le suggestioni nettuniano- proserpiniane, quando, temendo che la neonata non possa farcela a sopravvivere, Dominga “promise ai suoi santi che se le avessero concesso la grazia di vivere, la bambina non si sarebbe tagliata i capelli fino alla sua notte di nozze”. Poi, quando la bimba è fuori pericolo, “Dominga de Adviento la svezzò, la battezzò nel nome di Cristo e la consacrò ad Olokun, una divinità yoruba dal sesso incerto […] Sierva imparò tre lingue africane al contempo (Sagittario- lingue straniere) […] Dominga la circondò di una corte giubilante di schiave negre, serve meticcie, fantesche indiane, che le curavano come un roseto l’impetuosa chioma che a cinque anni le arrivava fino alla vita”.

La carrellata dei personaggi di matrice sagittariana non si ferma qui. Dipinta dai toni caldi e accesi di X- Proserpina (ma avvolta da certissime influenze nettuniane) è Martina Deborde (la prigioniera sospettata di  crimini terribili nel carcere di Santa Clara) che prende proprio il posto di Dominga de Adviento, accogliendo e comprendendo profondamente le vere esigenze di Sierva Maria. Infatti in un passo bellissimo e fondamentale della narrazione: “La ragazzina si mise in guardia, e tenne gli occhi fissi e all’erta, finché Martina non le sorrise. Allora sorrise pure lei e si abbandonò senza condizioni. Fu come se l’anima di Dominga de Adviento avesse saturato lo spazio della cella”.

L’influenza del primo pianeta transplutoniano come potere segreto di fascinazione di tante brutte irresistibili[11] è esemplificata nell’impressione che di Martina ha Cayetano affacciandosi alla sua cella: “per la prima volta, da vicino, vide che aveva la pelle segnata dal vaiolo, il cranio pelato, il naso troppo grosso (ancora X- Proserpina- odorato) e i denti da topo, ma il suo potere di seduzione era un fluido materiale che si sentiva subito”.

Quando Cayetano, confessata al vescovo la sua colpa (di essersi innamorato della fanciulla) e allontanato dal convento non potrà più frequentare la ragazza, Martina, sarà lei che “si farà carico di Sierva con una devozione esemplare” (ancora X- Proserpina – accudire e allevare); le insegnerà, pur nella mestizia della prigionia, l’arte del ricamo (X- Sagittario insegnamento).

E giungiamo al personaggio che più di tutti dalla personalità di Sierva Maria sarà coinvolto: Cayetano Delaura, prete ed esorcista si innamora perdutamente della fanciulla e, per via della dialettica con X- Proserpina, che a lei corrisponde, è caratterizzato dal pianeta diametralmente opposto, dunque da Plutone. È il medico Abrenuncio a dire di lui, prima ancora che Delaura entri in azione, “è un boia” per quel che concerne le pratiche esorciste (dialettica Plutone – X ).

Ma questo è l’involucro di Cayetano, quel che di lui si dice in giro: in realtà è un uomo alla ricerca di se stesso e a trentasei anni vive ancora come se fosse un ragazzo, con la tipica curiosità verso il nuovo, la sete di conoscenza. Astrologicamente sembra segnato da un Mercurio fortissimo: ha fondato una biblioteca che è la sua vera casa, è un appassionato cultore di libri e, soprattutto, di raccolte di poesie d’amore che il Santo Uffizio considera proibite. Insomma in Cayetano l’accoppiata Plutone-Mercurio ci rimanda  al segno dei Gemelli, opposto dialettico del Sagittario (Sierva Maria).

Simbologie riconducibili all’asse Gemelli – Sagittario, segni cosignificanti delle Casa Terza e Nona, ambiente vicino, convenzionale e “lontano” geografico, emotivo e spirituale, ritroviamo nel racconto della storia di Cayetano. Educato nella raffinata e intellettuale Salamanca, convinto e orgoglioso di essere per via paterna un discendente di Garcilaso de la Vega, ha però una madre creola emigrata in Spagna con la famiglia. “Delaura credeva di non aver preso nulla da lei finché non arrivò nel nuovo regno di Granada e riconobbe le sue nostalgie ereditarie. (…) A Delaura, che conosceva la vita attraverso i libri, il vasto mondo della madre sembrava un sogno che non sarebbe mai stato suo (…) fu nominato a Toledo, ma preferì lo Yucatan. Non vi arrivarono mai, però. Avevano fatto naufragio nel Canale dei Venti (…) Vedendo la foresta colossale di Urabà dal battello che li conduceva alla nuova destinazione, Delaura riconobbe le nostalgie che tormentavano la madre negli inverni lugubri di Toledo. I crepuscoli allucinanti, gli uccelli da incubo, i marciumi squisiti delle mangrovie gli sembravano ricordi viscerali di un passato che non aveva conosciuto. ‘Solo lo spirito santo poteva sistemare le cose in modo da portarmi nella terra di mia madre’ disse ”.

Osserviamo qui al cruciale passaggio (simbolico, mentale, evolutivo, di Cayetano) dallo spazio Casa Terza (governato dalla discendenza per parte paterna, da Plutone, Y, ma anche dal mondo adolescenziale – Mercurio) allo spazio Casa Nona della madre (governato da X, Nettuno, da Giove- maturità e dalla Luna in trasparenza).

L’uomo sprigiona un fascino particolare, la stessa badessa che doveva considerarlo nemico “fu colpita dalla sua aria di giovinezza, dal suo pallore da martire, dal metallo della sua voce, dall’enigma della sua ciocca bianca”.

Le suggestioni di Proserpina e Plutone, come simboli profondissimi, ancestrali e occulti dei principi creativi femminile e maschile, forze che presiedono all’accoppiamento tra le specie viventi, si insediano in Cayetano e gli fanno sognare Sierva Maria prima ancora di incontrarla. La vede in sogno con la sua chioma trascinata quasi fosse un mantello da principessa e a spiluccare gli acini di un grappolo d’uva che si tiene in grembo e si riproducono ad uno ad uno, man mano che vengono mangiati (simbologia di suzione divorante e di riproduzione di X- Proserpina). L’ultimo di questi acini conterrà la morte (Plutone).

L’incontro con Sierva Maria non avviene subito ma si gioca su un complesso gioco di rimandi e  attese denso di suspense. Quando Cayetano è ricevuto dalla Badessa, ad esempio, scopre dalle sue preoccupatissime parole che, dopo la venuta al convento di Sierva Maria, si sono verificati eventi stranissimi e per noi molto interessanti, poiché ascrivibili tutti a quella simbologia di X- Proserpina di comunione speciale con la natura in crescita, di fioritura, di generativa espressione vitale, di profumi: “i galli sono soltanto sei ma cantano come cento, inoltre, un maiale ha parlato e una capra ha avuto un parto trigemino. Pari allarme causa il giardino, fiorito con tale slancio da sembrare contro natura,  c’erano fiori dalle dimensioni e dai colori irreali, e alcuni dagli odori insopportabili”.

Quando Cayetano la vede per la prima volta, un tremore s’impadronisce di lui e si inzuppa di un sudore gelido. Il demonio dell’amore è già germinato nel suo cuore, egli deve trovare una forza irresistibile, una grinta soprannaturale per riuscire ad avvicinarsi ad una creatura che gli appare tremendamente stupenda e da cui è irrimediabilmente attratto. Cayetano riuscirà con un esercizio formidabile delle sue qualità a conquistare l’amore di Sierva e a compiere prodezze e azioni spregiudicate, come quella di introdursi furtivamente nel convento (simbologie positive di Plutone come capacità di affrontare brillantemente i rischi).   

Merita di essere citato l’altro sogno di Cayetano, straordinario e luminosamente rivelatore dell’influsso di X- Proserpina in questo capolavoro di Marquez: “vide Sierva Maria con la camicia da reclusa e la chioma a fuoco vivo sopra le spalle, che buttò via il garofano vecchio e mise un mazzo di gardenie, freschissime, nel vaso sopra il tavolo”.    

L’influsso plutonico dirompente, al limite del magico, su Cayetano  si percepisce invece quando, superate tutte le barriere del suo pregiudizio cattolico e introdottosi nella cella della piccola prigioniera, la sorvegliante entra a controllare la fanciulla e non si accorge che il prete è restato a dormire lì: “Lucifero è tremendo – scherzò lui quando riprese a respirare – ha reso invisibile pure me”.

Ricordiamo la simbologia di occultamento e di superamento di sfide, di capacità di misurarsi con forze più grandi di sé, che sono tutti doni di un bel Plutone.

Cayetano come un ragazzino, nonostante l’età, non arriva neanche al rapporto fisico completo: è il Gemelli-adolescente le cui pulsioni sessuali plutoniche stentano a trovare sbocco nella penetrazione, mancando Marte nel segno.                                                        

Ultimo personaggio, il più enigmatico del romanzo, in cui si ritrova di nuovo un’appartenenza sagittariano- nettuniana, è Abrenuncio de Sa Pereira Cao, il medico più importante della città dove la vicenda si svolge. Compare in scena all’inizio della storia, quando muore il suo cavallo da lui amatissimo, animale eccezionale che stava per compiere cento anni[12]. Eccentrico, ha fama di negromante ed è ateo, in città si parla “delle sue ricette magiche, della superbia con cui vaticinava la morte, della sua presumibile pederastia, delle sue letture libertine, della sua vita senza Dio”. Come medico è fortemente aperto di mente e si dimostra a favore dell’eutanasia, considerando infatti “una necessità ammazzare il poveruomo che soffre atrocemente di mal di rabbia”.

Abrenuncio anche per il modo in cui visita i pazienti è molto segnato dal Sagittario, e soprattutto del lato nettuniano del segno, inteso come pensiero controcorrente. Consiglia le cure opportune, la sua casa è piena di libri, che però secondo lui non servono a nulla se non a dare suggerimenti sbagliati (dialettica Giove-Mercurio, Sagittario-Gemelli), accanto alla collezione di boccette, con le scritte in latino, contenenti le erbe con cui cura le malattie, c’è un’arpa medicinale (Nettuno). Visita minuziosamente la fanciulla, ne annusa l’odore del corpo (X), la tranquillizza con i suoi modi gentili. Alla fine, consiglia al padre: “suonatele musica (Nettuno), riempite la casa di fiori (X), fate cantare gli uccelli (Nettuno), portatela a vedere i tramonti sul mare, datele tutto quanto può farla felice. (…) Non c’è medicina che guarisca quel che non guarisce la felicità”.

Abrenuncio espone una sua teoria particolare sui cavalli: “La mancanza di comunicazione con i cavalli ha causato arretratezza all’umanità. Se un giorno vi rimediassimo potremmo fabbricare il centauro”.

Ed ecco ancora ritrovata una simbologia (addirittura iconografica!) come quella del centauro che è proprio l’essere mitologico araldico del Sagittario, a suggellare definitivamente la risonanza tra il romanzo e il nono segno dello Zodiaco.

Ma più di ogni altro elemento, stupefacente è la coincidenza perfetta con il momento del compimento dei dodici anni di Sierva Maria, alla festa di Sant’Ambrogio vescovo: 7 dicembre, giorno in cui il Sole è all’incirca tra il 14 e il 15 grado del Sagittario. Un luogo zodiacale (e non poteva essere diversamente!) abitato da quella X- Proserpina che intesse di sue corrispondenze la narrazione intera.

Nella pagina di apertura del romanzo Gabriel Garcia Marquez annuncia, con una frase tratta da San Tommaso D’Aquino: “Sembra che i capelli debbano resuscitare molto meno delle altre parti del corpo”, questa semplice affermazione ci porta dritti a indagare ancora nella stimolante dialettica X- Proserpina/Plutone, o meglio ci fa approdare ad una suggestione, per merito dalla rosa dei simboli tra loro intrecciati.    

Se Plutone è morte/resurrezione (come vuole la simbologia dello Scorpione/Casa Ottava) sarà vero forse che X- Proserpina è vita sulla terra/assenza di resurrezione? E i valori di Proserpina, probabilmente, offriranno rifugio ai tormentosi affanni della paura della morte o indifferenza alla speranza di un’eventuale vita ultraterrena? Come stabilisce, inequivocabilmente, anche nella realtà di questo nostro sistema solare, la mentalità e il comportamento del Toro/Casa Seconda: noncuranza per le angosce della morte e di un eventuale al di là.

All’inizio del racconto, di fronte alla scoperta di una splendida chioma rossa, dispiegata a terra ed emersa dalla lapide spezzata di un’antica tomba settecentesca, ritroviamo il becchino che spiega al giornalista[13]: “senza stupore che i capelli umani crescevano di un centimetro al mese anche dopo la morte, e ventidue metri gli sembravano una buona media per duecento anni”.

La simbologia di crescita della chioma che giustifica la generazione e la continuità della vita su questa terra, appare lampante.

Ma non dimentichiamo che possiamo dedurre le simbologie della nostra X- Proserpina non solo grazie al suo opposto Plutone (i demoni) ma anche grazie alla sua “gemella”, Venere, pianeta parallelo e non contiguo, con cui condivide i suoi domicili.

Venere, la cui simbologia principale altro non è se non quella di “amore” che dà il titolo al romanzo[14].

Con le sue corrispondenze di generosità, di genuinità, di fede nella natura, X- Proserpina, vista la contiguità planetaria a Venere, non è forse quel “volto alternativo”, forse ancora non del tutto conosciuto, come il nostro pianeta transplutoniano, del concetto di amore?[15]

Non è un caso se il libro si chiude con l’ultimo ritratto di Sierva Maria “morta di amore sul letto con gli occhi raggianti e la pelle di una neonata […] Le radici dei capelli le spuntavano come bolle sul cranio rapato, e si vedeva che crescevano”.

Dedico questo lavoro alla memoria del mio caro amico Aurelio, nato il 7 dicembre

Bibliografia

Lisa Morpurgo, Opera completa. Sperling and Kupfer e Longanesi. 1972 – 1992.

Carla Torre, Il punto di svolta, Parte Prima e Seconda. L’Eco dei Feaci. Anno 2006 – II, III.

Gabriel Garcia Marquez, Dell’amore e degli altri demoni – Mondadori, 1994.

             “                       Notizia di un sequestro – Mondadori, 1996.

J. Hillman, I sogni e il mondo infero –  Adelphi, 2003.

Siti Internet:

lisamorpurgo.com

astrologiainlinea.it


[1] Trattato già in modo stupendo nel Convitato di Pietradalla nostra maestra Lisa Morpurgo grande amica di Marquez, da lei chiamato, affettuosamente, Gabo.

[2] Ho notato questo fenomeno in molte occasioni ed in molti artisti che, inconsapevolmente, descrivevano alcune caratteristiche di certi segni e a volte di simbologie corrispondenti a particolari  gradi zodiacali (specialmente nelle opere cinematografiche e pittoriche).

[3] In Notizia di un sequestro, pubblicato nel 1996, l’autore fa esplicito riferimento al Tema Natale e ai transiti astrologici di Pablo Escobar, boss del narcotraffico colombiano. “In quei giorni forse l’unica persona convinta che le cose stavano per giungere al termine fu l’astrologo colombiano Mauricio Puerta – osservatore attento della vita nazionale attraverso le stelle – che era arrivato a conclusioni stupefacenti a proposito del Tema Natale di Pablo Escobar. Era nato a Medellin il 1° dicembre 1949 alle undici e cinquanta del mattino. Di conseguenza era un Sagittario con ascendente Pesci, e con la peggiore delle congiunzioni: Marte congiunto a Saturno in Vergine. Le sue caratteristiche erano: autoritarismo crudele, dispotismo, ambizione insaziabile, ribellione, turbolenza, insubordinazione, anarchia, indisciplina, attacchi all’autorità. E uno scioglimento inevitabile: morte improvvisa.

Dal 30 marzo 1991 aveva Saturno in Dodicesima Casa per i tre anni successivi, e gli rimanevano solo tre possibilità per definire il suo destino: l’ospedale, il cimitero, o il carcere. Una quarta possibilità – il convento – nel suo caso non sembrava verosimile”.

[4] Non ho fatto lo stesso lavoro per gli altri meravigliosi (e famosi) romanzi di  Márquez ma, non mi sorprenderei affatto, di ritrovare in essi altri segni raccontati nelle loro precise caratteristiche.

[5] Diciamo che la fascia zodiacale su cui si intesse la narrazione potrebbe essere, idealmente, quella che va dai 12° sino agli ultimi gradi del segno del Sagittario, comprendendo dunque la presenza di X-Proserpina (corpo celeste in esaltazione nel segno) e di Nettuno (corpo celeste in domicilio base). 

[6] E si potrebbe osservare come nel Tema Natale si ritrovino tutti i personaggi di questo romanzo, leggendone correttamente la posizione del Sole in una determinata Casa, della Luna in Vergine e Quinta interessata da particolari aspetti, ad esempio.

Ma non è questo, ribadisco, lo scopo della trattazione che voglio seguire.

[7] Così J. Hillman ne I sogni e il mondo infero, pag.180, a proposito delle persone nere che compaiono nei sogni: “è convenzione junghiana considerare questi neri come ombre, e su questo non ci sono obiezioni possibili. Va detto, tuttavia, che la psicologia analitica ha la tendenza ad attribuire a queste ombre nere una qualità terrestre nel senso di Gea o di Demetra, e dunque vederle come un potenziale di vitalità  (sessualità, fertilità, aggressività, forza, emotività). Inoltre, il contenuto dell’ombra nera è stato ulteriormente condizionato da sovrapposizioni sociologiche. Sull’interpretazione dell’immagine influiscono le associazioni personali ai neri in una data cultura. Oggi, nella nostra, si pensa che l’ombra nera apporti spontaneità, rivoluzione, calore o musica, ovvero, al contrario, una criminalità di cui avere paura.”

[8] Secondo Carla Torre, nel Il punto di svolta: “I capelli rossi sono stati demonizzati dalla cultura cristiana, insieme al mancinismo; entrambe queste caratteristiche compaiono infatti nell’iconografia di Giuda, il traditore per eccellenza. Per questo, è probabile che tali caratteri richiamino la memoria di un ciclo matriarcale che la nuova cultura maschilista ha cercato di cancellare”.

[9] Come non rilevare una similitudine tra i bellissimi capelli di Sierva Maria buttati tra le fiamme e gli incendi furiosi e funesti che distruggono i floridi boschi nelle terre del nostro ciclo patriarcale?

[10] Le influenze di Nettuno si sprecano in questo personaggio costruito su un destino di commovente solitudine e attaccamento ad Ygnacio. Molto nettuniana infatti è l’arte di Dulce Olivia di costruire uccelletti di carta (la “cocotologia”) “colombelle” attraverso cui inviare messaggi d’amore. La figura di Dulce Olivia sembra adattarsi molto bene non solo a Nettuno, ma anche alla Luna, esaltata in trasparenza nel Sagittario: lei infatti si muove nottetempo (Luna-notte) nella casa di Ygnacio (Luna-casa), la sistema e la rassetta prendendosene cura con amore: presenza invisibile che lascia sbalorditi gli abitanti, incapaci di comprendere come mai le stanze siano, la mattina, molto più ordinate di quanto non lo fossero la sera precedente.

[11] Come sostiene Lisa Morpurgo ne Il Convitato di Pietra, “in un Tema femminile la posizione di X indica senza dubbio non soltanto una fecondità organica, ma anche una felicità nel traitement d’accueil che può portare il compagno d’amplesso al rapimento. Da qui il fascino segreto di tante brutte irresistibili”.

[12] Curiosamente il cocchiere di Abrenuncio porta il nome di Neptuno.

[13]  Il giornalista- voce narrante è lo stesso Marquez che rivela, più avanti, come egli avesse ascoltato, nella sua infanzia da sua nonna, la leggenda di una marchesina, morta a dodici anni, “la cui chioma strascicava come un abito da sposa e che era venerata nei paesi dei Caraibi per i suoi molti miracoli”. Un influsso mistico di Nettuno, quest’ultimo, che del Sagittario è pur sempre il governatore?

[14] Ricordo però anche la simbologia di “salute” di Venere, e il morbo fisico come traduzione del mal d’amore è uno dei leit motiv ricorrenti nei romanzi di Gabriel, specie nell’Amore ai tempi del colera. L’avevo notato in occasione della trasposizione in film del celebre romanzo in un articolo per la rubrica tutti al cinema del portale astrologiainlinea.it

[15] Così si esprimeva anche Lisa Morpurgo agli inizi della sua lunga ricerca dei significati astrologici a proposito di X: “La tradizione astrologica considera il Toro come un segno fortemente venusiano, ma ciò e dovuto dall’ignoranza del pianeta transplutoniano X, pianeta tipicamente femminile e fortissimo in Toro, dove ha appunto il suo domicilio primario e che dà a questo segno le caratteristiche da Madre-Terra che sono state ritenute venusiane. Questa precisazione può portare a eventuali rettifiche circa la natura e le manifestazioni di Venere che, quale si rivela in Bilancia, sembra più estetizzante che sensuale”. Bozza numero 13 per Il Convitato, Sils febbraio 1976. Sito internet lisamorpurgo.com, di Gabriele Silvagni e Raffaella Vaccari.

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