Chi sono

Non per vantarmi, ma riconoscermi non è difficile: io sono la primavera che rompe le porte dell’inverno con l’impeto di una testa d’ariete (per l’appunto), sono l’entusiasmo del ciclo vitale che ricomincia dopo il letargo invernale.

E sono il primo del ciclo zodiacale: non mi si può dunque fare una colpa se credo che l’importante nella vita non sia partecipare, ma vincere. Lo ammetto: competizioni e ostacoli spesso me li vado deliberatamente a cercare, perché è nelle sfide che ritrovo la misura della mia essenza: ritto sul palcoscenico del mondo come un cavaliere senza macchia né paura. O con me o contro di me: le mezze misure non le accetto, insieme a tutto ciò che mi suona tiepido, insipido, incolore. La vita come la intendo io deve avere i colori accesi dei quadri di Van Gogh e Goya, la carica passionale di Marlon Brando e Casanova, le note altissime di Mina: non a caso tutti miei confratelli di Segno.

Energia: ecco la parola chiave per comprendere chi sono. Un’energia che muove il mondo, travolge, riscalda, brucia e a tratti distrugge. Talvolta senza che neppure me ne renda conto: perché questa corrente che mi fluisce nelle vene è più veloce del pensiero, più forte della ragione.

E un po’ “folle” lo sono, anche in amore: impulsivo, appassionato, drastico e geloso da morire. Finché dura. Ma qualcuno sa spiegarmi cosa c’entra la razionalità con i sensi? In quanto alle tempeste poi ne scateno di continuo: non a caso mi tacciano di essere rude e aggressivo. Ma solo perché non essendo un ipocrita le cose non le mando certo a dire! E poi le mie esplosioni d’ira assomigliano ai temporali estivi: fragorosi e brevissimi.

Non so cosa siano la vendetta e il rancore. A volte piacerebbe anche a me saper dosare le reazioni, evitando di lanciare bombe contro formiche, di girare una maniglia con tanta foga da romperla, o di abbracciare qualcuno con tanto trasporto da fargli male.

Ma il fatto (o il guaio?) è che considero la ponderazione un’inutile perdita di tempo: chiamatemi pure superficiale, ma i tentennamenti preferisco lasciarli agli indolenti, ai pavidi o ai filosofi.

Io esisto adesso e qui, senza filtro né inganno.

E infine, lo confesso, non è vero che sono sempre forte e sicuro: quando la vita o qualcuno a cui tengo mi dicono no, sprofondo nella più cupa insicurezza, mi sento perso, fragile, vinto. Ma morirei pur di non farlo trapelare…

                                                               Franca Mazzei

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