(per lei, ma vale anche per lui)

La tua femminilità.

Tu sei Aria invernale. Non la brezza ancora tiepida dell’autunnale Bilancia, e nemmeno quella già in odore d’estate della frizzante Gemelli: tu sei l’Aria gelida e pungente dell’inverno al suo culmine. Nel frigorifero della tua mente persino le emozioni si ghiacciano, sicché puoi osservarne la forma con lucido, naturale distacco: stalattiti, stalagmiti, strane stelle di brina. Anche ricordi, nostalgie e rimpianti cadono come neve silenziosa: per finire incasellati nella loro cellette stagne.

Né l’amore, né la paura, né alcuna convenzione sociale possono condizionare la prospettiva da entomologo in cui guardi il mondo: nella tua innocente, purissima e a tratti disumana glacialità ogni cosa è esattamente quel che è. E non cambia nome a seconda che sia bella o brutta, faccia bene o faccia male, appartenga ad un amico o ad un nemico. Puoi mai dirsi brutta una stalattite o una formula chimica? E cosa c’è di magico in un arcobaleno se lo si considera come una comune manifestazione di rifrazione della luce?

Quelle che la tua mente produce sono idee allo stato puro, talvolta invenzioni, non di rado utopie agli occhi degli altri. Ma non ai tuoi: se una cosa può essere pensata e risponde alle leggi della logica e della sintassi perché non dovrebbe poter essere realizzata? Cosa mai vuol dire che non si può? Che si tratti di clonazione umana, di un’economia mondiale fondata sul baratto, dell’abolizione di ogni gerarchia sociale, non vedi quale sia il problema. L’etica, ti dicono, le tradizioni, le multinazionali, i poteri occulti. E tu ti chiedi cosa c’entrino mai con la funzionalità di un’idea.

Persino il concetto di maschile/femminile ti sfugge. Non sei androgina, perché un sesso ce l’hai e in genere lo usi senza tabù, né sei una femmina virile come la tua procugina dell’Ariete, e neppure una super-femmina come la Toro. Tu sei una persona. Che incidentalmente ha un sesso femminile. Ma i tuoi pensieri, la tua energia, il tuo essere nel mondo in rapporto agli altri non hanno sesso. Più che una femminista tu sei una a cui sfugge la ragione del contendere: prima ancora che farti incazzare ti meraviglia che sussista un problema di sudditanza o conflitto tra maschio e femmina, e che per giunta si trascini da secoli.

Come un’extraterrestre atterrata per caso e tuo malgrado su questo pianeta ti domandi perché mai questi bipedi autoctoni si assoggettino volontariamente a strane regole: perché per esempio si rinchiudano  volontariamente come topi di laboratorio in gabbiette arredate – definite appartamenti se devono pagarci il fitto e invece galere se i costi sono a carico dello stato – e magari nascerci e morirci senza aver conosciuto tutto il mondo che c’è.  Perché mangino e dormano in orari stabiliti e non quando hanno fame o sonno. Perché coprano i genitali e scoprano le mani o i piedi.

E a volte ti ribelli e sali in cattedra, in casi estremi impegni la tua vita a lottare contro i mulini a vento.

Più spesso ti mimetizzi, ti vesti e ti muovi proprio come una terrestre, anzi magari ci giochi: a dare del lei al capo, a metterti il vestito della domenica, a rinchiuderti anche tu in una bella celletta. Ma la tua mente in gabbia non può mettercela nessuno. Tu sei libera sempre. Perché tu sei Urano: il pianeta che spezza vincoli e catene, si costruisce ali, acchiappa al volo il futuro.

Tu ribalti l’ottica, non riconoscendo tradizioni né luoghi comuni. E non hai dovuto impararlo: lo sai dalla nascita.

Come la Leone non obbedisci a nessuno, ma a differenza di lei non ti credi superiore a nessuno: dai del tu a tutti, re e camerieri.

L’amore e il sesso

 E poi c’è il tuo cuore. Che è tutt’altro dalla testa. Un cuore tenerissimo che batte indistintamente per animali, persone, piante, paesaggi. Un cuore che sa che da chiunque si può imparare, e che  vorrebbe salvare belli e brutti, buoni e cattivi, amici e nemici. Anche a costo di scontrarsi con la ragione. Perché questo è il punto: la tua testa e il tuo cuore non sono due vasi comunicanti. Il tuo cuore non ha testa, e la tua testa non ha cuore. L’una agisce in totale autonomia dall’altro, e non ammette ingerenze né colpevolizzazioni: mentre il tuo cuore piange per un cane randagio, per un amico perduto o per un pensionato umiliato allo sportello delle poste, la tua testa freddamente divaga su cosa siano chimicamente le lacrime e se evaporino da sole o sia necessario asciugarle. E daresti la vita per sconfiggere discriminazioni e ingiustizie in nome dell’amore universale, salvo poi maltrattare senza un briciolo di sensibilità un fidanzato che “pretende” attenzioni la sera in cui hai deciso che vuoi leggere un libro. E allora bisogna strattonarti, scuoterti, costringerti a farsi guardare negli occhi, perché tu possa ricollegarti al cuore e realizzare che quella contro cui imprechi non è una pioggia improvvisa che ti ha colto all’uscita dal parrucchiere, bensì un esemplare in carne e ossa di quell’astratta umanità che tanto dici di amare. Anzi: è proprio la persona che hai scelto tra mille e che ami.

Eppure non si può dire che tu sia una tipa difficile: perché salvo rare eccezioni non sei gelosa, melensa e appiccicosa, non scegli in base al conto in banca, non consideri il partner una stampella, un padre o un’assicurazione sulla vita. Non pretendi che sia un macho insaziabile né che sappia riparare tubi o prese di corrente. E a differenza della tua dirimpettaia – l’appassionata e assolutista Leone, – non ti sogni di imporgli come vestirsi, chi frequentare o quali film scegliere.

Lo lasci così libero che rischia di sentirsi solo: costretto a realizzare se stesso e non il suo ruolo.

E spesso è proprio questo il problema: non sei una femmina nel senso (disgraziatamente) comune del termine.

Perché anche quando travolta dal più grande degli amori tu non diventi mai la metà di una coppia, non abdichi alla tua sacra individualità, non rinunci agli amici, agli spazi di solitudine e a pensare con la tua testa, né dai per auspicabile che si debba fare sesso tutte le sere o perlomeno il sabato: meglio un buon libro che uno scontato zum zum.

Tu appartieni solo a te stessa, e non sei schiava di nulla. Nemmeno degli ormoni: che a ben guardare sono un condizionamento come un altro.

E benché in molti casi tu non abbia niente contro la promiscuità affettiva e sessuale (anzi), puoi essere fedele senza alcuno sacrificio se solo non si tenta di importelo: perché non ci sono gabbie da cui affrettarti ad evadere.

(Dal libro “Va’ dove ti porta Venere” – Franca Mazzei – Sonzogno Editore – sul web e in e-book)

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